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In pensione più tardi dei tedeschi?

Il fact-checking de lavoce.info passa al setaccio le dichiarazioni di politici, imprenditori e sindacalisti per stabilire, con numeri e fatti, se hanno detto il vero o il falso. Questa volta, però, tocca a un giornalista, Massimo Giannini, e alle sue affermazioni sull’età pensionabile.

L’età della pensione in Italia

Quando si discute di età minima per raggiungere la pensione sono frequenti i toni ottimistici, che sottolineano la virtuosità italiana dopo la riforma Fornero. Anche Massimo Giannini, giornalista ed editorialista di La Repubblica, durante la prima puntata di Di Martedì, su La7 (1:11:40) ha affermato:

“Abbiamo superato la Germania da questo punto di vista. Noi che veniamo sempre accusati di essere il club Med dell’Unione europea, in questo caso siamo più virtuosi della Germania”.

Sul tema il dibattito è estremamente acceso in queste settimane che precedono la presentazione della legge di bilancio: l’età pensionabile per vecchiaia è prevista in crescita a 66 anni e 7 mesi per le donne dal 2018 e a 67 anni per entrambi i sessi dal 2019. Per poi aumentare in modo automatico, aggiornata ogni due anni all’aspettativa di vita sempre più elevata.

Tabella 1 – La crescita dell’età pensionabile

Fonte: Istat

Prima di analizzare la correttezza delle parole del giornalista, è bene ricordare la struttura normativa italiana in materia di pensioni. Ce ne eravamo già occupati nel fact-checking sulle parole di Giuliano Cazzola, sempre sull’età pensionabile.

In Italia esistono due vie principali per raggiungere la pensione. Le pensioni di vecchiaia richiedono in genere un requisito di anzianità contributiva piuttosto basso (20 anni) e il raggiungimento di elevati limiti anagrafici. Le pensioni anticipate prevedono invece requisiti contributivi importanti (circa 42 anni di contribuzione), mentre i limiti anagrafici passano in secondo piano.

Età pensionabile legale

Giannini evidentemente misura la virtuosità del sistema previdenziale a partire dall’età pensionabile legale, vale a dire quella stabilita dalla legge per ottenere la pensione di vecchiaia.
Osservando i dati, il giornalista sembra in effetti avere ragione: in Italia sono richiesti 66 anni e 7 mesi per gli uomini (e un anno in meno per le donne) dipendenti del settore privato per ottenere una pensione di vecchiaia; in Germania sono invece necessari 65 anni e 5 mesi.
Ampliando l’analisi scopriamo che l’Italia si trova al secondo posto per età pensionabile legale, dopo la Grecia. La Germania è in settima posizione, a pari merito con la Spagna, mentre in Francia l’età della pensione si raggiunge già a 62 anni. La media europea invece supera i 64 anni per gli uomini e i 63 per le donne, e rimane dunque al di sotto dei livelli italiani. Qui è possibile scaricare i dati completi.

Grafico 1

Età pensionabile effettiva

Tuttavia, alla prova dei fatti ciò che è realmente interessante non è tanto l’età pensionabile legale quanto quella effettiva, cioè l’età media reale da cui decorrono le pensioni. Come è stato spiegato da Il Sole-24Ore, nelle comparazioni internazionali l’età legale viene presa in considerazione solo successivamente: ciò che realmente incide è l’età effettiva, effetto di deroghe, flessibilità e regole in mutamento.

In questo caso la classifica cambia. A fornirla è l’Ocse, relativamente agli ultimi 5 anni*: per gli uomini l’Italia è solo 24esima, penultima tra i grandi paesi europei prima della Francia. La vituperata Germania si posiziona invece dieci posizioni più in alto, con un’età effettiva di pensionamento di 62 anni e 8 mesi, contro i 61 anni e 5 mesi italiani. Gli spagnoli abbandonano il lavoro poco dopo i 62 anni, gli inglesi vanno in pensione molto tardi, a 64 anni. Per le donne, l’Italia è nella seconda metà della classifica, dietro Spagna, Germania, Regno Unito, ma ancora davanti alla Francia. In questo caso, la media europea si attesta a 62 anni e 11 mesi per gli uomini e a 61 anni e 8 mesi per le donne. Qui è possibile scaricare i dati completi.

Grafico 2

E nel 2017?

D’altronde nel 2017 la condizione italiana non appare mutata. Secondo il bollettino dell’Inps relativo al primo semestre dell’anno in corso da gennaio a giugno sono stati rilasciati 251.708 nuovi assegni pensionistici. Prendendo in considerazione i soli lavoratori dipendenti, e tra questi analizzando pensioni di vecchiaia (24.433) e di anzianità (43.137), si nota che l’età effettiva di pensionamento delle due sottospecie è di poco superiore ai 62 anni e mezzo (nel 2016 era stata pari a 62 anni e 2 mesi). Non sono frutto della medesima metodologia applicata dall’Ocse, ma queste cifre possono comunque mostrare un trend in rialzo che tuttavia è ancora lontano dal raggiungere i livelli europei più virtuosi.

Se dunque la riforma Fornero ha contribuito a rendere più sostenibile il sistema previdenziale italiano, non si potrà rivendicare un virtuosismo nazionale prima di alcuni anni: quando cioè quella legge avrà esaurito il suo effetto e l’età effettiva si sarà avvicinata all’età legale.

Alla luce dei dati reali attuali – per cui l’Italia risulta al di sotto della media europea, dietro Germania, Spagna e Regno Unito – la dichiarazione di Massimo Giannini non può che essere PARZIALMENTE FALSA. Il virtuosismo per ora rimane solo sulla carta.

*CORREZIONE 05/02/2018

Come fatto notare da un lettore nei commenti, i dati dell’Ocse fanno riferimento ai 5 anni precedenti, e non al solo 2014. Abbiamo corretto il testo.

Ecco come facciamo il fact-checking.

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15 commenti

  1. GIancarlo

    Non sono un economista, ma bisogna ricordare che l’eta piu bassa per l’Italia è dovuta anche ai lavoratori precoci che spesso svolgono attivita usuranti. In un’economia manifatturiera come la nostra la percentuale di lavoratori con attivita usuranti è piu alta rispetto ad economie piu avanzate.

    • Lorenzo Borga

      Gentile Giancarlo, non sono in grado di stabilire se altre economie abbiano una differente composizione del mercato del lavoro come lei suggerisce. Ma grazie dello spunto.

  2. Marco Salvi

    Potreste aggiungere i dati per la Svizzera, dove vivono diverse centinaia di migliaia di italiani: età legale 65 anni (uomini), 64 (donne). Età effettive (2014): 66,1 anni (u), 64,5 (d). Ecco il link https://view.officeapps.live.com/op/view.aspx?src=http://www.oecd.org/els/emp/Summary_2014_values.xls

  3. Savino

    Nei Paesi metro di comparazione, nel corso del tempo, in proporzione all’aspettativa di vita, si è sempre andati tardi in pensione. Perciò, quando si fa un dibattito di questo tipo, per onestà intellettuale, bisogna premettere le anomalie, tutte italiane, in materia previdenziale: dalle baby pensioni, al mix anzianità-vecchiaia, al mix INPS-INPDAP ed altri enti, al retributivo, ai fondi speciali e alla situazione di alcune categorie autonome, all’abuso degli scivoli e accompagnamenti quali ammortizzatori sociali, alle pensioni sociali di vecchia generazione, allargando fino alle invalidità e alle reversibilità.
    Fatto sta che nessun altro Paese tra quelli citati ha dovuto metter mano così drasticamente, negli ultimi 25 anni circa, alla materia previdenzale a causa dell’evidente implosione sui conti pubblici, ripristinando l’ordine logico delle cose, cosi’ come hanno giustamente fatto Dini con l’introduzione del contributivo e la Fornero con l’adeguamento all’aspettativa di vita.

  4. anna

    Secondo me non si dovrebbe mettere insieme e conteggiare la pensione di anzianità e quella di vecchiaia, è fuorviante: oggi spesso si gabella per risparmio uno sconto sui contributi, è di nuovo fuorviante, perché invece non si da la possibilità di pagarsi i contributi durante i periodi di non contribuzione? e magari raggiungere più numerosi la pensione di anzianità?? Grazie per l’attenzione.

  5. matteo vignola

    quindi: visto che una volta c’erano i baby pensionati, ora dobbiamo andare in pensione più tardi degli altri per riallineare la media (salvo naturalmente i soliti fortunati che potranno andare in pensione anticipatamente in quanto destinatari di qualche leggina o provvedimento di favore). Anche guardare l’età dei pensionati del 2017 è un errore metodologico significativo: la legge Fornero ha creato uno “scalone” e quindi per qualche anno il numero di pensionati per età legale è ridotto e la componente di “fortunati” (esodati e altri destinatari di provvedimenti di favore) è ovviamente più alta.

    • Savino

      Contemporaneamente, uscendo dalla illogicità dei “diritti acquisiti”, che, oramai, non regge e non sta nè in cielo nè in terra, ai baby pensionati e a tutti i privilegiati di varia natura, bisogna chiedere (e decurtare) un contributo di solidarietà verso tutte le altre categorie. Poche chiacchiere e zero tentativi di ricorso e di cavilli da parte di chi sta vivendo alle spalle di chi ancora lavora e delle giovani generazioni.

  6. dario

    “Abbiamo superato la Germania da questo punto di vista” secondo me implica un concetto dinamico, diversamente Giannini avrebbe detto una frase come: “siamo sempre stati piu’ virtuosi della Germania”, Per cui il confronto dovrebbe essere fatto sulle eta’ effettive nel 2017, al netto quindi di situazioni sfavorevoli ereditate dal passato. Il fact checking parla di 62.5 (abbondanti) anni per gli uomini italiani nel 2017 (con un incremento di 0,33 anni sul 2016) ma non riporta il valore dell’eta’ pensionabile effettiva per gli uomini tedeschi nel 2017. L’unico dato che l’articolo propone e’ quello dell’eta’ pensionabile effettiva per gli uomini tedeschi aggregata che e’ pari a 62.67 anni. In assenza di dati per un confronto puntuale tra Italia e Germania 2017 potrebbe essere ragionevole ipotizzare che il dato tedesco sia sostanzialmente stabile e quindi la differenza tra Italia e Germania sarebbe di circa 0.1 anni nel 2017 a favore della Germania, Considerando poi il trend di crescita delle eta’ effettive in Italia (+ 0.33 anni tra 2016 e 2017) mi sembra che l’affermazione di Giannini dovrebbe essere considerata sostanzialmente vera.

    • Luca Mussati

      Condivido. Il fact checking del sig. Borga è piuttosto lacunoso, e sostanzialmente tende a dimostrare una tesi conforme alla linea politica del sito che lo ospita.

  7. Davide Carlo Cappelletti

    Per dovere di cronaca sarebbe stato preferibile indicare anche i requisiti di accesso a pensione previsti per i lavoratori che si collocano nel sistema contributivo puro. Una corretta analisi del sistema previdenziale italiano, che vuole realmente fotografare il presente per migliorare il futuro sistema previdenziale italiano, non dovrebbe tralasciare la presenza di regole di accesso a pensione ulteriori e diverse rispetto a quelle indicate nell’articolo.

    • Lorenzo Borga

      Gentile Davide, ad oggi chi va in pensione con il contributivo puro rappresenta una quota risibile del totale. Trova i dati nel report dell’Inps citato nell’articolo.

    • Flavio

      Caro Davide, ecco qua “Le simulazioni fatte nel Rapporto sullo stato sociale che verrà presentato l’8 giugno alla “Sapienza” evidenziano come nell’assetto attuale determinato anche dalla riforma Fornero, molti lavoratori – gli attuali giovani – per maturare una pensione non necessariamente sufficiente saranno costretti a lavorare anche oltre l’età di pensionamento, che nel frattempo sarà arrivata a 70 anni.”. Felice Roberto Pizzuti, rapporto sullo stato sociale 2015.

  8. Savino

    I sindacati non pensino di barattare modifiche sull’aspettativa di vita con il ringiovanimento nella P.A.(che urge, ma è altra cosa).
    I sindacati non pensino alle tessere per l’anno prossimo, ma guardino oltre il proprio naso.

  9. Luca Mussati

    Signor Borga, i dati OCSE che lei cita su età effettiva del pensionamento “del 2014” sono in realtà la media dei 5 anni precedenti. Sarebbe più corretto indicarlo per evitare malintesi. Tanto per completezza di fact-checking.

  10. Marcello Romagnoli

    Avere una età di pensionamento più bassa deve essere vista come un fatto di civiltà, non come un aspetto negativo.

    Creare un idea di guerra tra generazioni è abberrante in una nazione.

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