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È giusto quel che dice Di Maio sul lavoro?

Ritorna il fact-checking de lavoce.info. Passiamo al setaccio le dichiarazioni di politici, imprenditori e sindacalisti per stabilire, con numeri e fatti, se hanno detto il vero o il falso. Questa volta tocca a Luigi Di Maio e alle sue affermazioni sul mercato del lavoro.

Cosa ha detto Di Maio

Da quando è stato approvato il Jobs Act, in corrispondenza della diffusione dei bollettini di Istat, Inps e ministero del Lavoro, si accendono feroci polemiche sull’andamento del mercato del lavoro. Polemizzare su dati mensili inevitabilmente influenzati da oscillazioni temporanee e a volte casuali, non è molto produttivo. Da alcuni mesi, però, l’Istat diffonde l’analisi dei flussi occupazionali per classe d’età al netto dell’effetto demografico, mentre dal 2016 ministero del Lavoro, Inps e Istat producono – finalmente – una nota congiunta trimestrale.
Se poi alle polemiche sui numeri si aggiunge la diffusione di dati e commenti non accurati, il dibattito pubblico non fa progressi, anzi ne soffre. Come accaduto durante l’ultima puntata della trasmissione DiMartedì (La7), durante la quale Luigi Di Maio ha dichiarato (al minuto 45:32): “Abbiamo un paese che in questo momento non se la passa bene: tutti gli indici di […] disoccupazione stanno aumentando, e diminuisce l’occupazione; la disoccupazione giovanile quando diminuisce è perché ci sono giovani che o espatriano o perdono la speranza di trovare lavoro, non che diminuisca perché abbiamo trovato nuovi posti di lavoro”.

I dati sul mercato del lavoro

Analizziamo dunque la sua dichiarazione alla luce degli ultimi dati sul mercato del lavoro diffusi da Istat. Il tasso di disoccupazione ha raggiunto un picco nel novembre 2014 – quando era al 13 per cento. Da allora si è ridotto fino a scendere all’11,4 per cento a settembre 2015, per poi risalire all’11,7, valore di marzo 2017, per un totale di 105mila disoccupati in più rispetto al settembre 2015. È forse a questa risalita che si riferisce l’onorevole Di Maio.
Il trend del tasso di occupazione è invece più lineare: dopo aver raggiunto un punto di minimo nel settembre 2013 (55 per cento), a marzo 2017 si attesta al 58 per cento, con un aumento degli occupati di quasi 750mila unità. Sono stati così quasi raggiunti i livelli occupazionali pre-crisi, il cui picco è stato registrato ad aprile 2008 con quasi il 59 per cento di occupati. A questi dati vanno aggiunti gli inattivi, in forte calo dal 2011 a oggi, come si vede dalla figura 1.
Nei dati su occupati e inattivi non si trova dunque evidenza delle affermazioni del vicepresidente della Camera.

Figura 1

Fonte: Istat

Giovani scoraggiati o in fuga?

Di Maio ha parlato anche di disoccupazione giovanile, affermando che la sua riduzione non è un dato positivo poiché sarebbe il riflesso dell’aumento degli inattivi e degli emigrati.
Dai dati per la popolazione compresa tra i 15 e i 24 anni si osserva una riduzione di 10 punti percentuali della frazione di giovani disoccupati sul totale della forza lavoro, dal 44,1 per cento di marzo 2014 al 34,1 per cento del marzo 2017. Dati precisi sulla “fuga di cervelli” non sono disponibili; i numeri a cui possiamo affidarci sono quelli delle iscrizioni all’Anagrafe degli italiani residenti all’estero (Aire) riportati dal “Rapporto sugli italiani all’estero” prodotto annualmente dalla Fondazione Migrantes. L’iscrizione al registro tuttavia non è obbligatoria nel corso del primo anno di permanenza fuori dai confini nazionali e quindi molto probabilmente risulta approssimata per difetto. Sulla base di una simulazione sul 2014 e il 2015, che calcola, rispettivamente, 32mila e 39mila espatri tra i 18 e i 34 anni, non sembra plausibile affermare che la riduzione di disoccupati fra i giovani sia stata completamente assorbita da nuovi inattivi e persone partiti in cerca di fortuna all’estero. Da gennaio 2014 a dicembre 2015, infatti, i disoccupati si sono ridotti di 116mila unità, gli inattivi sono aumentati di 13mila, gli espatriati sono stati circa 71mila, mentre la classe 15-24 anni si è ridotta di 68mila giovani per via dell’effetto demografico. L’affermazione di Di Maio potrebbe essere vera solo assumendo ipotesi piuttosto improbabili: ad esempio nel caso in cui tutti gli espatriati, gli inattivi e metà del calo demografico siano stati disoccupati.
Inoltre, poiché i dati sugli espatri per la fascia d’età tra i 15 e i 24 anni non sono disponibili, stiamo facendo riferimento a dati di espatriati tra i 18 e i 34 anni, di cui i più giovani rappresentano solo una parte. È ragionevole quindi pensare che l’effetto dell’espatrio sulla riduzione di disoccupati e inattivi tra i 15 e i 24 anni sia residuale.

Figura 2

Fonte: Istat
Nota: abbiamo scelto di usare i tassi invece dei valori assoluti a causa dell’effetto demografico che in questa fascia d’età è piuttosto forte.

Forse l’esponente del Movimento 5 Stelle prende in considerazione periodi più brevi? Seppur poco utili all’analisi, che è preferibile svolgere sul medio-lungo periodo, anche i trend congiunturali e tendenziali non sembrano dare ragione al vicepresidente della Camera. L’ultimo bollettino Istat mostra come nel primo trimestre del 2017 gli occupati siano aumentati di 35mila unità rispetto all’ultimo trimestre 2016, mentre disoccupati e inattivi sono diminuiti, rispettivamente di 38mila e 32mila unità. Anche tra i più giovani i risultati non sono in linea con quanto afferma Di Maio: rispetto all’ultimo trimestre i giovani lavoratori sono aumentati di 24mila, i disoccupati ridotti di 72mila e gli inattivi aumentati di 40mila (variazione trimestrale positiva che diventa negativa se però prendiamo in considerazione l’intero anno marzo 2016-marzo2017).
Con la grande recessione e la crisi dell’euro, il mercato del lavoro ha molto sofferto. Dalla fine del 2014 si registra però un miglioramento in quasi tutte le variabili. Miglioramento che tuttavia sta perdendo vigore negli ultimi mesi, soprattutto per i disoccupati. Si tratta quindi di un rallentamento, non di un peggioramento come sostiene Di Maio.

Da parte di un giovane politico che propone, assieme al suo Movimento, di cambiare radicalmente il nostro paese ci si attende una analisi della realtà accurata per poter sviluppare proposte di riforma efficaci. In questo caso, purtroppo, non è avvenuto: la dichiarazione di Di Maio è infatti FALSA.

Ecco come facciamo il fact-checking.

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17 commenti

  1. Pippo Compagno

    Di Maio ha questo di notevole: E’ IGNORANTE TOTALE, ENCICLOPEDICO, A TUTTO TONDO. Probabilmente cercherà di difendersi col metodo Berluska, che tradotto jn DIMAIESE suona così: NON VOLEVO DIRE QUESTO! MI SARANNO FRAINTESI!

  2. Andrea

    Si afferma che è una bufala e sono d’accordo, ma non sulle premesse che il Movimento voglia cambiare radicalmente il nostro paese, altrimenti non saprei spiegarmi il no al referndum costituzionale, e neppure che dal Movimento ci si attenda una analisi della realtà accurata per poter sviluppare proposte di riforma efficaci, visto che la sua fortuna elettorale si basa proprio su proposte e slogan spesso slegati dalla realtà, ma utili per riempire le piazze dei VaffaDay

  3. Marinella

    Se, come premettono i due giovani autori i dati sono spesso letti in maniera discordante anche da parte delle Istituzioni pubbliche, la tesi che invece si afferma con chiarezza al termine dell’articolo non è convincente. In effetti loro stessi tralasciano i numeri globale, preferendo i tassi, giustificandosi per la variabilità Dell classi. I tassi sappiamo sono sempre in percentuale sulla platea che se cambia modifica il dato.

    • Lorenzo Borga

      Gentile Marinella, anche prendendo in considerazione i valori assoluti le conclusioni sulla dichiarazione di Di Maio non cambiano: non esiste alcun peggioramento su un periodo di tempo valutabile e statisticamente interessante; al massimo un rallentamento su alcune variabili.

  4. fabio

    Cari professori dovete scendere dal piedistallo e andare a vedere in che condizioni vivono molti dipendenti ora e cosa devono accettare per tenere bassa la vostra disoccupazione!! Andate, andate, non nelle fabbriche ma nelle case se volete avere delle informazioni serie. Se siete interessati vi darò qualche nominativo.

  5. Henri Schmit

    Ottimo! Bisognerebbe fare lo stesso fact-checking su tutto quello che dicono i massimi esponenti di governo e di maggioranza pubblicamente (conferenze stampa e trasmissioni tv) sui conti pubblici e sulle misure proposte per risanarli. Sono più pericolosi gli “alternative facts” raccontati da chi governa. Non bisogna lasciar solo il prof. Daveri in quest’impresa da Sisifo.

  6. Restifar

    Il vero dato che mi sembra veramente non veritiero è quello delle rilevazioni Istat e delle consociate sempre Istat. Ines e Ministero del lavoro. I criteri di elaborazione hanno evidenziato in passato criticità notevoli e la stessa carenza di un reale controllo dei flussi migratori prova che non esistono strumenti affidabili. Non a caso sono ritenute più significativi i lavori della CGIA di Mestre. Mentre è ormai scomparsa l’attività, una volta preziosa, svolta da Confindustria nella ricerca ed elaborazione proprio nei settori, economia, lavoro, credito, società. In assenza di elementi supportati validamente non mi sento di criticare un politico che può avere riferimenti diversi. In materie come queste non esistono “bufale” e non mi pare corretto utilizzare questo termine. Anche per una questione di stile, oltre che di deontologia professionale.

  7. Più che analizzare le cifre a livello di migliaia, io andrei direttamente ai milioni. Su una popolazione di circa 60, l’ISTAT e l’INPS ci dicono che ci sono solo 23 milioni di persone che lavorano (solo 15 hanno il posto fisso, gli altri o sono a termine, P.Iva o imprenditori). Le altre sono così ripartite: 18 pensionati, 13 inattive, 3 disoccupate e gli altri dovrebbero essere a scuola.

    Ho fatto una proporzione con il tasso di occupazione di altri paesi ed emerge che Italia più o meno mancano dai 3 ai 7 (per avere lo stesso tasso di occupazione della Svizzera) milioni di lavoratori all’appello. Come fanno a pagare pensioni, welfare, servizi etc etc 23 milioni di persone per se stessi e per gli altri 37?

    Siamo quasi al livello di 1 a 3… ecco perchè quando torno a casa la sera mi sento sempre così stanco!

  8. Leonardo

    Interessante analisi. Grazie! Per favore, non rovinate lo stile scientifico dell’esposizione con l’uso del termine volgare “bufala”. Un semplice “falso” mi pare piu’ efficace per il lettore che cerca di farsi un’idea oggettiva.

  9. Jacopo Gerani

    Fact-checking agli autori:
    1) “Da parte di un giovane politico che propone, assieme al suo Movimento, di cambiare radicalmente il nostro paese”, questa frase necessita citazione. Ho cercato ma non ho trovato su internet nulla di simile.
    2) come scrivete, e’ giusto fare analisi di tipo congiunturale, di lungo termine. non capisco perche’ quindi la scelta del 2014 come punto di riferimento, specialmente quando poi per altri dati si cita il 2008 come punto di riferimento. In sostanza, sembrerebbe che ci sia stato del cherry picking nella scelta dei periodi. Con una ricerca di 5 minuti su google, trovate questo http://www.infodata.ilsole24ore.com/wp-content/uploads/sites/82/2017/01/mercatolavor.jpg . guardando a questi dati e’ evidente come le dichiarazioni di Di Maio siano al massimo parzialmente corrette.
    3) Cherry picking anche nella considerazione delle dichiarazioni dell’onorevole. Se l’autore conferma la disoccupazione in crescita, come detto da Di Maio, allora risulta impossibile che la dichiarazione sia “bufala” (ossia falsa al 100%). L’analisi suggerisce che l’affermazione e’ parzialmente vera.

    In ogni caso complimenti: benche’ ci siano opportunita’ di miglioramento, e’ un buon inizio e portare il fact checking nella politica italiana sia sicuramente un bene. Siccome e’ l’inizio, e’ particolarmente importante che il fact checking sia ben fatto, altrimenti ridare credibilita’ a questo tool sara’ molto difficile (nota: concordo con Calenda, “tesi debole” su Alitalia)

    • Lorenzo Borga

      Gentile Jacopo, la ringrazio per le sue puntuali considerazioni. Rispondo per punti: 1) Non è necessario riportare citazioni per ogni frase scritta nel fact-checking, se non le dichiarazioni sottoposte a verifica e quelle che rappresentano dati e fatti riportati (ogni altra informazione la trova nel memorandum nel link a fine articolo); 2) Non abbiamo scritto che è necessario analizzare i numeri del mercato del lavoro a livello “congiunturale”, ma nel medio e lungo periodo. Nella scelta degli anni di riferimento abbiamo tenuto conto dei trend per ogni dato (primo paragrafo) e dei dati reperibili online (secondo paragrafo). Nel link da lei riportato (aggiornato al 2015) non vedo sinceramente trend negativi sul mercato del lavoro; 3) La lieve crescita della disoccupazione (composta tuttavia da un trend discontinuo) non giustifica, secondo noi, le profonde incorrettezze che caratterizzano l’intera dichiarazione di Di Maio; per di più il vicepresidente della Camera non è stato chiaro nella prima parte della dichiarazione, parlando di un aumento di “tutti gli indici di occupazione e disoccupazione” (le parole da noi riportate sono infatti editate con un […] per fornire loro senso logico). La ringraziamo molto per lo stimolo e le critiche: serviranno per migliorarci in futuro.

      • Jacopo Gerani

        Gentile Lorenzo,
        Grazie per la risposta.
        1) Sono stato frainteso: non ho detto che sia necessario riportare citazioni per OGNI frase riportata. Mi pare necessario invece riportare citazioni per frasi attribuite al politico a cui si fa il fact checking.
        2) Lungo periodo, su questo siamo d’accordo. Io credo che la disoccupazione giovanile dal 21.2% (2008) al 40.3% (2015), oppure al 34.1% (2017) sia un trend negativo riguardante il mercato del lavoro dal 2008 ad oggi. Se Lei non crede che sia negativo, siccome non lineare, bene cosi, significa che interpretiamo i dati diversamente.
        3) Come sopra; secondo lei non giustifica, secondo me si. Se considero alla lettera il memorandum del fact check (grazie della segnalazione!) che dice “Parzialmente falso – la dichiarazione contiene elementi di verità ma ignora dati rilevanti che ne darebbero una diversa lettura”, la dichiarazione di Di Maio contiene uno (o piu’, a seconda del periodo temporale considerato, ad esempio partendo dal 2008) elementi di verita’ che, secondo Lei, non giustificano un giudizio di Parzialmente falso, mentre secondo me potrebbero giustificarlo.

        Siamo d’accordo sul fatto di non essere d’accordo 🙂

        Ribadisco comunque che l’articolo e’ ottimo e spero sia da stimolo a fare piu’ fact checking in futuro.

        Grazie ancora per la lunga risposta.

  10. Umberto

    Solo una domanda :
    A quali condizioni una persona viene considerato occupata ?

  11. Marco La Colla

    Se questa volta di bufala non si tratta, ma soltanto di imprecisioni, ci troviamo di fronte all’eccezione che conferma la regola. Analizzando le numerose dichiarazioni del personaggio, ci si trova di fronte ad un florilegio di approssimazioni se non addirittura di vere e proprie falsità: Una per tutte:Parlando dell’ex presidente Napolitano, il nostro affermava in uno dei numerosi talk show a cui è abbonato, che aveva brigato per farsi eleggere per la seconda volta, quando tutti sappiamo che accettò il secondo mandato obtorto collo, per sbloccare una situazione oramai incancrenita. Lo stesso Grasso ha dovuto consigliarli di tornare a studiare, quando si è improvvisato giurista avventurandosi in valutazioni di tipo legale senza alcuna specifica preparazione. Probabilmente qualcuno, più scarso di lui, gli scrive i testi che, imparati a memoria, recita davanti alle telecamere. E questo personaggio dovrebbe essere il nostro nuovo capo di governo? Che Dio ce ne guardi e liberi!

  12. Alfonso

    Un cittadino qualsiasi può permettersi di fare comunicazioni false o distorte nei mezzi di comunicazione?
    Non sarebbe il caso denunciare questi individui di “Falsa comunicazione sociale”?
    Il ‘non partito’ 5s (ma cosa è allora?) è solito usare false o distorte comunicazioni sociali in situazioni in cui non vi è possibilità di contraddittorio.
    Possibile che un comportamento di questo tipo sia tollerato?
    Quanto al parlamentare Di Maio sembra superfluo sottolineare la sua inconsistenza, superficialità e demagogia.

  13. Francesco

    Una nota riguardo i dati ottenuti tramite l’AIRE, perché temo che non siano affatto affidabili per questo tipo di analisi. Per esperienza personale, in occasione del referendum costituzionale del 2016 ho avuto modo ti appurare che dei miei 20 collaboratori con i quali lavoravo negli USA solo 5 erano iscritti all’AIRE. Anche allo scopo di produrre dati seri, ho proposto di dare una qualche forma di incentivo a coloro i quali tornano in Italia dopo aver vissuto all’estero e dopo essere stati iscritti per almeno 2 anni all’AIRE. Politiche giovanili serie potranno finalmente essere messe in pratica solo quando l’opinione pubblica sarà messa al corrente di quanti milioni (ripeto, milioni) di under35 italiani vivono stabilmente al di fuori dei confini nazionali.

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