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Un’Ape per anticipare la pensione

Con la riforma Fornero, lavoratori prossimi al pensionamento si sono ritrovati a lavorare più anni del previsto. Ora il governo vuole modificare la legge per permettere di anticipare la pensione in cambio di una riduzione dell’assegno. Prestito previdenziale per limitare l’esborso dello stato.

La pensione anticipata oggi

In questo periodo il governo studia l’introduzione di forme di flessibilità nel sistema pensionistico: serviranno per porre rimedio alla situazione di quei lavoratori che, in seguito alla riforma Fornero, hanno visto allontanarsi l’età di pensionamento. L’intenzione è di concedere ai più anziani la possibilità di andare in pensione in anticipo, in cambio di una riduzione dell’assegno previdenziale.
La riforma Fornero, oltre ad aver innalzato i requisiti per la pensione di vecchiaia, ha abolito la pensione di anzianità sostituendola con il meccanismo (più svantaggioso) della pensione anticipata.
La facoltà di richiedere l’anticipo è oggi riservata ai lavoratori che abbiano maturato 42 anni di contributi. Per disincentivare il pensionamento prima dei 62 anni, è prevista una riduzione percentuale della parte retributiva dell’assegno. In seguito a una serie di interventi successivi, le riduzioni si applicheranno solo a partire dal prossimo anno. I lavoratori che hanno iniziato a lavorare prima dei 20 anni e dunque maturano 42 anni di contributi prima di aver compiuto 62 anni possono perciò scegliere se lavorare fino a raggiungerli oppure andare in pensione prima, con un assegno ridotto.
Per coloro che non hanno sufficienti anni di contribuzione e devono attendere la pensione di vecchiaia, non è invece prevista alcuna forma di flessibilità.
Lavoratori prossimi al pensionamento hanno così visto allontanarsi quella data senza che fosse loro concessa alcuna alternativa. L’innalzamento dei requisiti ha provocato lo scontento di questa categoria e l’ormai tristemente noto problema degli esodati, ma secondo uno studio dell’Inps sembra anche aver ostacolato l’assunzione di giovani nelle aziende dove i lavoratori che avrebbero dovuto andare in pensione sono rimasti bloccati delle nuove regole.
Ora il governo vuole correggere proprio questo aspetto, introducendo forme di flessibilità in uscita anche per i lavoratori che non abbiano maturato i 42 anni di contribuzione. I dettagli della nuova riforma, che dovrebbe partire in via sperimentale nel triennio 2017-2019 congiuntamente alla prossima legge di stabilità, sono allo studio, ma le linee principali sono già state definite e presentate.

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Come sarà il nuovo anticipo pensionistico

Il nuovo anticipo pensionistico (Ape) riguarderà i lavoratori che, compiuti 63 anni, non abbiano maturato i 42 anni di contribuzione necessari per la pensione anticipata. La novità è l’introduzione della possibilità di anticipare il pensionamento fino a tre anni in cambio di una riduzione dell’assegno.
Il sottosegretario Tommaso Nannicini ha chiarito che il meccanismo prenderà la forma di un prestito e prevede un forte coinvolgimento del sistema bancario e assicurativo, per ridurre l’impatto di cassa per lo Stato. Saranno dunque le banche a erogare, tramite l’Inps, gli assegni per gli anni di anticipo, per poi rivalersi negli anni successivi fino al recupero della somma. Lo Stato garantirà il prestito facendosi carico del rischio di morte del pensionato e degli interessi da corrispondere.
A differenza di quanto proposto dal presidente dell’Inps Tito Boeri, non dovrebbe essere previsto alcun contributo di solidarietà sulle pensioni più alte, il costo dell’operazione sarà interamente a carico del bilancio centrale dello Stato.
Le aliquote di riduzione dell’importo saranno modulate sulla base dell’età di pensionamento, del reddito e della ragione dell’anticipo. La riduzione sarà infatti più consistente nel caso in cui l’anticipo venga richiesto per motivi personali, mentre sarà più contenuta se la necessità di anticipare il pensionamento sorge in seguito alla risoluzione del rapporto di lavoro. Nel caso in cui sia il datore di lavoro a decidere di prepensionare il proprio dipendente i costi saranno interamente a carico dell’azienda. Le aliquote applicate dipenderanno inoltre dai tempi scelti per la restituzione dell’importo, che saranno probabilmente lasciati alla libera scelta del lavoratore in un’ottica di piena flessibilità.
Per esprimere un giudizio sulla riforma bisogna ovviamente attendere il testo integrale. Appare tuttavia chiara l’intenzione del governo di porre rimedio a uno degli aspetti più controversi della riforma Fornero introducendo la tanto agognata flessibilità in uscita con ampi margini di scelta per il lavoratore. La modulazione delle penalizzazioni sulla base del reddito e della ragione dell’anticipo, insieme al coinvolgimento del sistema creditizio, permetterà di ottenere il risultato con un esborso relativamente contenuto e di introdurre ulteriori elementi di equità nel nostro sistema pensionistico.
Dare la possibilità ai lavoratori più anziani di uscire con anticipo dal mercato del lavoro non solo consentirà di attenuare gli effetti negativi della riforma Fornero, ma creerà posti vacanti liberando risorse per l’assunzione di giovani.

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Il Punto

10 commenti

  1. Alessandro Fedeli

    Secondo voi è normale perdere prima il 12-15% e poi ridare dal 5 al 15%.
    In molti casi si supererebbe il tasso di interesse dato allo Stato del 21%.
    Sappiano benissimo cosa significa questo.

    • Caro Alessandro, le aliquote di riduzione non sono ancora state definite ma saranno comunque convenienti da un punto di vista finanziario dato che lo Stato coprirà interessi e rischio morte (in parte per alcuni, totalmente per i redditi bassi).
      Se un lavoratore a cui spetterebbe 100 con pensione piena decide di anticipare l’uscita di 1 anno rinunciando al 15% si sta facendo prestare 85, è normale che, anche senza contare gli interessi, dovrà rinunciare negli anni seguenti a percentuali importanti per ripagare il debito. Se lo Stato si facesse carico del debito, oltre che degli interessi, torneremmo alla situazione pre-Fornero, ossia a pensioni insostenibili.

      • Alessandro Fedeli

        Caro Simone, a me risultano questi debiti pensionistici INPS dal sito INPS: 2009 28 Mld, 2010 30 Mld, 2011 30 Mld, 2012 53 Mld, 2013 56 Mld, 2014 57 Mld – Meglio tornare al PREFORNERO.
        Inoltre mi mandi in pensione non a 61 anni ma a 63 mi ha preso due anni, con questo prestito , che ti ridò mi freghi altri tre anni, inoltre il coefficienti di trasformazione del 5% presupporrebbe che io vivessi fino a 87 anni: FALSO! La vita media dei nati nel 2015 è per i maschi di 80,1 anni.
        Morale mi dai metà del montante contributivo (se ho il contributivo) e mi freghi il 50% della pensione PREFORNERO. Più chiaro di così. POSTSCRIPTUM: in questo Paese si fanno 5 Mld di debito pubblico al mese e i 36 miliardi della decontribuzione 2015 hanno fatto meno posti di lavoro che nel 2014 (dati ISTAT – 2014 0,74% 165.000 nuovi posti 2014 / 22.191.000 dicembre 2013 – 2015 0,51% 114.000 nuovi posti 2015 / 22.356.000 dicembre 2014).

  2. Alfonso Salemi

    Non riesco a capire perché si cerca sempre di complicare inutilmente le cose. Ho già proposto questa idea almeno 15 anni fa senza alcuna risposta. Se una persona vicina alla pensione andasse in pensione al 50% con una retribuzione del 50% da parte dell’azienda o dell’ente statale ed il 50% da parte dell’INPS l’azienda o l’ente non perderebbe un euro se nello stesso tempo si dovrebbe assumere un’altra persona al 50%. I vantaggi sono ovvi. il pensionamento sarebbe “soft”, si darebbe lavoro ad un disoccupato, si darebbe formazione ai nuovi assunti, ….. e l’ente o l’azienda non perderebbe un euro. Se, alla fine il posto fosse eliminato dalla pianta organica il nuovo assunto passerebbe ad un nuovo incarico parziale. L’unico inconveniente sarebbe quello di prolungare di qualche mese il pensionamento al 50% (ad esempio).
    Non capisco perché non possa essere presa in considerazione questa proposta. Bisogna fare una legge che consente il pensionamento “parziale”. Bene. i parlamentari cosa ci stanno a fare? Escogitano qualche norma SEMPLICE per attuare questa possibilità.
    Ogni anno vanno in pensione centinaia di migliaia di persone …….per cui ogni commento ulteriore è inutile. Troppo semplice per la mentalità della nostra politica? Ed in più i sindacati sarebbero coinvolti in modo concreto.
    ,Speriamo bene!

  3. Michele

    Non sarebbe più semplice ed equo stabilire un quadro di certezze (ammontare della pensione futura al verificarsi delle condioni – fisse), rischio di morte del pensionato a carico dello stato. E poi lasciare che il mercato e le banche costruiscano prodotti finanziari ad hoc: in sostanza un finanziamento erogato a tranche mensili garantito da una quota della futura pensione? Prodotti creati sulla falsariga della cessione del quinto dello stipendio.

  4. Giorgio Spedicato

    Ma un bel contributivo puro, e riduzione dell’età pensionabile a 63 anni?

  5. Marco

    Per andare in pensione invece di avere un prestito da restituire utilizzo i miei risparmi tanto in banca rendono o%. In sostanza mi licenzio e mando in fumo i risparmi di una vita. Senza contare le mancate entrate dello stipendio per il lavoro perso. Ma ci rendiamo conto che è abominevole la proposta. Pur di non parlare più delle pensioni d’oro si escogitano cose assurde “all’italiana” sperando che qualcuno abbocchi. Questo è il modello American Europeo che ci stanno imponendo piano piano. Ma la riforma Boeri che fine ha fatto? Almeno aveva una finalità sociale con un piccolo sacrificio

  6. Vincenzo Russo

    Egr. Dott. Ferro, approfitto per chiedere una informazione ed evidenziare una problematica. Sono nato il 18 Gen 1955. Per ristrutturazione aziendale, mi ritrovo in mobilità fino al 31 gen 2018. Maturo la pensione anticipata il 01 Set 2018 (pagando personalmente 7 mesi di contributi). Da 01 feb 2018 a 31 ago 2018 sarò disoccupato, no pensione, no ammortizzatori, no contributi. In pratica esodato.
    Potrò usufruire della flessibilità in uscita? Perchè limitare il riferimento alla pensione di vecchiaia e non anche alla pensione anticipata quando, in pratica, il prestito lo ripagherò io? Perchè subire le negatività del passaggio dalla pensione di anzianità a quella anticipata e non poter usufruire della possibilità offerta ai pensionandi di vecchiaia? Dovrò per forza passare 7 mesi da esodato? Non si voleva evitare di ripetere errori precedenti? Nel ringraziarla per lo spazio offertomi e in fiduciosa attesa della Sua risposta, invio distinti saluti.
    Vincenzo Russo

  7. Giancarlo

    egr. Simone Ferro , secondo lei è possibile fare una legge per favorire il riscatto degli anni di diploma di scuola non obbligatoria a chi non si è laureato (max 2) ? Mi sono informato e ci sono una serie di diplomi che lo permettono ….
    grazie

  8. STEFANO

    Buon giorno,
    perchè continuano le differenze, distinzioni, discriminazioni tra lavoratori dipendenti/pensionati e professionisti?
    Non ci sono solo professionisti di serie A, come non ci sono solo lavoratori di serie B o C.
    Io sono iscritto alla cassa ragionieri, sono diversi anni che non riesco a pagare i contributi per mancanza di lavoro, perchè non posso usufruire delle novità Ape (pensionamento anticipato) come i lavoratori dipendenti?

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