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IL VANTAGGIO DI TWITTER: È UN VIRUS

Twitter è un social network in grande espansione. È anche quello che permette una diffusione virale delle notizie e che tende a rendere inutile la mediazione oggi esercitata da agenzie di stampa e giornalisti. È difficile da controllare, tanto che è considerato un fattore di successo delle primavere arabe. Ma è presto per formulare un giudizio sugli effetti benefici, malefici o neutri del mezzo. La brevità dei messaggi potrebbe alla fine rivelarsi negativa, perché mette tutte le notizie sullo stesso piano. L’utilizzo di Twitter nella comunicazione politica.

Come cambia l’informazione con Twitter, il social network che più di altri sembra adatto alla diffusione rapida delle notizie? Al di là della sua crescente popolarità, il mezzo si presta già ad alcune riflessioni.
In primo luogo, secondo molti commentatori, la viralità nella diffusione di informazioni e la difficoltà di controllarne l’utilizzo potrebbero essere i fattori alla base del ruolo vincente di Twitter in occasione delle recenti rivolte nei paesi dell’Africa Mediterranea. Dall’altro lato, la società che possiede Twitter ha in questi giorni dichiarato che bloccherà contenuti che sono definiti illegali in un certo paese. Il tema è aperto: in assenza di analisi empiriche rigorose, ci sembra del tutto prematuro formulare un giudizio sugli effetti benefici o malefici o neutri del mezzo.
Inoltre, 140 caratteri sono pochi, anche se rimandano a link esterni in cui sono presenti contenuti profondi e chilometrici. Pur apprezzando la brevità, non ci nascondiamo il rischio che la stringatezza dei 140 caratteri, unita al numero eccessivo di tweet ricevuti per unità di tempo, possa creare una situazione warholiana in cui tutte le notizie sono famose per 15 secondi, ovvero nessuna si traduce in un talora necessario e salutare approfondimento. Giornali e telegiornali saranno cosa del secolo scorso, ma i concetti di prima pagina e di scaletta forniscono un senso immediato, anche se imposto dal produttore, dell’importanza relativa delle notizie.

CHE COS’È TWITTER

Ma partiamo dall’inizio: che cos’è Twitter? Si tratta di un social network che si fonda sull’invio di messaggi non superiori a 140 caratteri, detti “tweets” (cinguettii). La differenza cruciale rispetto al più noto e più diffuso Facebook consiste nell’essenziale asimmetria dei collegamenti tra chi partecipa al network. Se sono iscritto a Twitter posso decidere quali utenti seguire, cioè di quali vedere i messaggi. Dall’altro lato, solo chi decide di seguirmi (nel gergo: chi decide di diventare un mio “follower”, un seguace) vedrà i miei messaggi.
Una funzione importante di Twitter consiste nel “ritwittare” un messaggio, ovvero di riceverlo da qualcuno e rimandarlo ai propri seguaci. In questa maniera, una certa informazione può espandersi in maniera velocissima, virale. Anche in Facebook le informazioni possono diffondersi in maniera virale, ma – con l’eccezione delle cosiddette “fan page” – il rapporto di amicizia su cui si fonda il network è di carattere simmetrico, ovvero se X è amico di Y allora è necessariamente vero che Y sia amico di X. A quanto ci risulta non esistono finora studi sulla velocità di diffusione comparata delle informazioni all’interno di Twitter e di Facebook (prescindendo dai rapporti tra i due), ma l’essenziale asimmetria dei collegamenti all’interno di Twitter molto probabilmente rende più veloce il meccanismo esponenziale di diffusione.

Twitter è nato negli Stati Uniti nel 2006, ha avuto una prima impennata di usi in Italia nel 2009, ma soltanto alla fine del 2011 la sua diffusione nel nostro paese è cresciuta esponenzialmente. Nel grafico qui sopra, sfruttando i dati di Google Insights, abbiamo rappresentato per ogni settimana a partire dal gennaio 2011 il numero di ricerche su Google del termine “Twitter”, facendo riferimento alle sole ricerche originate in Italia: si nota chiaramente l’esplosione a partire dall’ottobre 2011.
Il fatto che la fruizione avvenga quasi in tempo reale, assieme al meccanismo dei follower e dei retweet, consente dinamiche di diffusione velocissime e virali. Ciò non toglie che gran parte dei tweet sono osservazioni irrilevanti o messaggi personali. Meno del 5 per cento possono essere considerati notizie. Ma, quando un messaggio contiene qualche elemento che viene ritenuto rilevante, la viralità consente una diffusione immediata, con un cortocircuito che può dar luogo a feedback istantanei.

VELOCITÀ E CREDIBILITÀ

Queste caratteristiche, anomale e accentuate rispetto ad altri social media, rendono l’effetto di Twitter particolarmente pronunciato in alcune aree come le news e la comunicazione politica.
Poiché le notizie si diffondono molto prima e più rapidamente su Twitter che altrove, è evidente come i giornalisti, in quanto produttori di notizie, utilizzeranno sempre di più la rete dei cinguettii per raccogliere informazioni utili. I seguaci di fonti credibili e tempestive su Twitter potranno fare sempre meno affidamento sulle agenzie di stampa e i loro lanci, credibili sì ma sempre più spesso in ritardo.
Anche gli utenti finali vedono contemporaneamente ai professionisti tutte le fasi di diffusione delle notizie, e questo favorisce la disintermediazione. Tuttavia, i tweet sono sì veloci, ma meno verificati delle fonti tradizionali, quindi è più facile cadere nelle bufale. Infine l’uso di tweet non professionali da parte dei media potrebbe porre problemi di remunerazione e di diritti.
Non a caso molti editori hanno costruito linee guida sull’uso di Twitter e dei social media da parte dei giornalisti. Quelle di Sky News in Gran Bretagna hanno suscitato molte polemiche perché vietano ai giornalisti di usare informazioni provenienti da tweet che non siano stati emessi da impiegati dell’azienda stessa. Altri, come Bbc, puntano a limitare il retweet fino a che la notizia non è formalmente passata attraverso il processo di revisione da parte della newsroom. Tuttavia, se – come nel caso di wikipedia – il processo di verifica informale fatto dagli utenti mostrasse di funzionare bene, vi sarebbe meno spazio per il processo formale, organizzato e costoso che avviene nelle newsroom.

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LA ROULETTE RUSSA DELL’ARTICOLO 18

  1. Giovanni Paci

    Equivalenti della “scaletta” e della “prima pagina” possono essere creati dai singoli utilizzatori attraverso gli strumenti delle liste e degli hashtag, che permettono l’evidenziazione e la valorizzazione di determinati account o di specifici temi. La differenza sostanziale è che ognuno decide cosa evidenziare e valorizzare. Non sottovaluterei poi il fatto che se è possibile far circolare velocemente una notizia senza fondamento, altrettanto velocemente questa può essere smascherata: la ricaduta negativa in termini di credibilità e “reputazione” è, in questo caso, molto forte. Come giustamente scritto, la scommessa è la capacità di controllo incrociato esercitato dagli utenti sul modello wikipedia che, come alcuni studi mostrano (http://www.nature.com/nature/journal/v438/n7070/full/438900a.html), non è poi così male.

  2. Chiara

    Twitter non è un Social Network ma un Microblog.

  3. Lorenzo D'Amico

    Twitter e gli altri social network sono talmente affidabili nel loro complesso (e sottolineo nel loro complesso) che si moltiplicano gli studi su come usare l’enorme massa di dati in tempo reale nel campo delle scienze sociali ed economiche. In finanza già si usano i tweet per fare stategie di trading (vedi http://online.wsj.com/article/SB10001424052970204778604577239574141848142.html?mod=e2tw ) e cosa più importante già sono nate società che trattano e analizzano i dati con il solo scopo di rivendere le analisi. Si segnalano inoltre progetti ambiziosissimi come quello del Financial Computational Centre, Social Stream, che potrebbero rivoluzionare l’intero campo delle scienza sociali (vedi http://www.ft.com/intl/cms/s/2/0664cd92-6277-11e1-872e-00144feabdc0.html#axzz1oFrVJd5x ).

  4. Paola

    Sto cercando studi sul’uso di Twitter in Italia in confronte con gli altri paesi di Europa (usuari, attività,etc). Sapete dove lo potrei trovare? Mi piacerebbe molto parlare con italiani che usano Twitter, sembra che siano pochi… Grazie!

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