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CHI PAGA IL TAGLIO DELLE AGEVOLAZIONI FISCALI

La nuova versione della manovra correttiva dei conti pubblici prevede che numerosi regimi di esclusione, esenzione e favore fiscale siano automaticamente ridotti del 5 per cento nel 2013 e del 20 per cento complessivo nel 2014 se il governo non riuscirà a recuperare almeno 4 miliardi nel 2013 e 20 miliardi nel 2014 dal riordino della spesa sociale e dalla riforma del fisco. Le simulazioni mostrano che l’impatto complessivo sarebbe chiaramente regressivo sia per quanto riguarda l’Irpef sia per l’Iva. Pesano in particolare le minori detrazioni dell’imposta sul reddito.

La nuova versione della manovra correttiva dei conti pubblici prevede all’articolo 40 che numerosi regimi di esclusione, esenzione e favore fiscale siano automaticamente ridotti del 5 per cento nel 2013 e del 20 per cento complessivo nel 2014 se, entro il 30 settembre 2013, il governo non sarà riuscito a recuperare dal riordino della spesa sociale e dalla riforma del fisco almeno 4 miliardi nel 2013 e 20 miliardi nel 2014. Tra le agevolazioni che ricadono in questa norma vi sono anche le detrazioni e deduzioni oggi applicabili all’imposta sul reddito, nonché le aliquote Iva al 4 per cento e al 10 per cento, inferiori all’aliquota ordinaria del 20 per cento.
Se quindi entro un paio d’anni non si otterranno dalla legge delega fiscal-assistenziale risparmi molto significativi, scatterà un meccanismo di “taglio lineare” delle agevolazioni oggi presenti nel nostro sistema fiscale.

EFFETTI SULLE FAMIGLIE

 Vediamo quali potrebbero essere gli effetti distributivi sui redditi delle famiglie italiane del taglio del 5 per cento, e del 20 per cento a regime, di alcune tra le principali agevolazioni: tutte le detrazioni Irpef, comprese quelle per lavoro, pensione e carichi famigliari, che ne rappresentano la quota di gran lunga più significativa, e le aliquote Iva del 4 e del 10 per cento.
Secondo i calcoli effettuati usando un modello di microsimulazione fiscale sviluppato presso il Centro di analisi delle politiche pubbliche dell’Università di Modena e Reggio Emilia, in media le detrazioni Irpef valgono circa 2.700 euro per famiglia. Il 5 per cento di questa cifra corrisponde a 136 euro, il 20 per cento a 544 euro. Le modalità tecniche con cui questi tagli saranno effettuati, se lo saranno, non sono ancora state decise. È possibile che siano introdotte clausole di salvaguardia o altre norme a difesa dei redditi più bassi, un po’ come è accaduto in questi giorni nel caso dell’imposta di bollo sui depositi titoli, ma finora nulla del genere è previsto. Consideriamo quindi tagli lineari del 5 e del 20 per cento delle detrazioni oggi godute da ciascuna famiglia.
Passando all’Iva, e sempre secondo i nostri calcoli, se si vuole recuperare il 5 per cento del minor gettito garantito dalla presenza dell’aliquota del 4 per cento, è necessario che essa venga innalzata al 4,7 per cento, percentuale che sale al 6,8 per cento per recuperare il 20 per cento derivante da questa “agevolazione”. L’aliquota del 10 per cento, da parte sua, dovrà salire al 10,5 per cento per recuperare il 5 percento del suo minor gettito, e al 12,1 per cento se vogliamo ridurre del 20 per cento l’agevolazione ad essa associata (cioè lo sconto rispetto all’applicazione dell’aliquota ordinaria del 20 per cento anche ai beni oggi tassati al 10 per cento).
Dopo aver classificato le famiglie italiane in dieci gruppi per reddito disponibile crescente, la tabella mostra i valori medi delle detrazioni e dell’Iva attuale, nonché le perdite nelle detrazioni e la maggiore Iva che si dovrà pagare nei due casi di taglio del 5 e del 20 per cento delle agevolazioni in esse incorporate. Le detrazioni rappresentano importi molto significativi per tutti i decili; poiché le più significative detrazioni (per lavoro e famiglia) diminuiscono al crescere del reddito del contribuente, sono particolarmente elevate per le famiglie con reddito medio e basso, che quindi subiscono le maggiori perdite dai tagli previsti. In altre parole, una famiglia appartenente alla fascia intermedia della distribuzione del reddito subirebbe una perdita di reddito superiore, in termini non solo percentuali ma anche assoluti, rispetto a una famiglia ad alto reddito.

Detrazioni Irpef e Iva: situazione attuale e valore dei tagli alle detrazioni e delle maggiori spese per Iva

Decili di reddito

Valore delle attuali detrazioni Irpef

Valore della riduzione del 5% delle detrazioni Irpef

Valore della riduzione del 20% delle detrazioni Irpef

Iva attuale pagata (aliquote 4%, 10%, 20%)

Maggiore Iva con riduzione 5% agevolazioni (aliquote 4,7%, 10,5%, 20%)

Maggiore Iva con riduzione 20% agevolazioni (aliquote 6,8%, 12,1%, 20%)

10% più povero delle famiglie italiane

2149

107

430

1148

30

119

2

2947

147

589

1424

35

142

3

3124

156

625

1692

39

159

4

3113

156

623

1908

43

173

5

3122

156

624

2276

48

194

6

2898

145

580

2444

50

203

7

2837

142

567

2739

53

214

8

2715

136

543

3067

60

242

9

2487

124

497

3548

64

261

10% più ricco

1822

91

364

4619

77

313

Media

2718

136

544

2465

50

201

Nota: tutti valori annuali medi per famiglia

UN INTERVENTO REGRESSIVO

Le figure mostrano le stesse cifre, ma espresse appunto in percentuale del reddito disponibile, separatamente per i casi dei tagli del 5 e del 20 per cento del totale delle agevolazioni. L’impatto complessivo sarebbe chiaramente regressivo sia per quanto riguarda l’Irpef sia per l’Iva, con le minori detrazioni dell’imposta sul reddito a giocare il ruolo più rilevante. È interessante notare che l’aumento delle aliquote Iva ridotte ha solo un modesto effetto regressivo, perché anche le famiglie ad alto reddito consumano molti beni e servizi oggi tassati al 4 o al 10 per cento.
Il sacrificio richiesto ai vari gruppi di reddito sarebbe pressoché simile se considerato non in percentuale del reddito di ciascuno, ma in termini assoluti: le famiglie del primo decile, le più povere, pagherebbero circa il 7 per cento della cifra totale raccolta con questa manovra, le famiglie di ciascun decile dal secondo al nono contribuirebbero tutte attorno al 10 per cento del totale, mentre quelle del decimo decile pagherebbero il 9 per cento del gettito complessivo.

Incidenza percentuale sul reddito disponibile della riduzione delle detrazioni Irpef e dell’inasprimento dell’Iva, per decili di reddito: caso 5%.


Incidenza percentuale sul reddito disponibile della riduzione delle detrazioni Irpef e dell’inasprimento dell’Iva, per decili di reddito: caso 20%.

Il carattere così decisamente regressivo della manovra, soprattutto per quanto riguarda le detrazioni Irpef, induce a considerare (o almeno a sperare) molto bassa la probabilità di una sua applicazione, almeno nel suo significato letterale.

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I NUOVI NUMERI DELLA MANOVRA

15 commenti

  1. Patrizio Biffoni

    Ottimo articolo. I tecnici che hanno definito la manovra avranno tenuto conto gli effetti recessivi della stessa? L’articolo rende chiaro come tale manovra pesi circa il 4/5% sui redditi più bassi, senza tenere conto degli aumenti dei tickets e dei possibili aumenti delle addizionali Irpef. Aggiungiamoci un po’ di drenaggio fiscale, un mercato del lavoro che stenta a riprendersi….di quanto diminuiranno i consumi? Temo che tra due anni sarà necessaria una nuova manovra se non si adottano misure per la crescita o non si adottano criteri più equi per ripartire il carico fiscale.

  2. Alessandro

    I dati così presentati non sono molto chiari… ad esempio avrei preferito gli scaglioni di reddito al posto della semplice enumerazione dei decili. Tralasciando gli estremi e guardando i decili centrali si vede che le “perdite” che devono sopportare differiscono di poche manciate di euro, mentre mi aspetto che le differenze di reddito tra un decile e l’altro siano comunque nell’ordine delle migliaia di euro… in questo caso mi sembra che i decili centrali siano colpiti tutti allo stesso modo. (una differenza di 2 euro non è significativa in una simulazione come questa). Per ultimo vorrei far notare che se si riducono le detrazioni in maniera lineare ovviamente chi non ne ha diritto avrà la “perdita” più bassa (cioè 0). Se invece si vedono le detrazioni per quello che sono, cioè sconti sulle imposte da pagare, si vede che chi riceve lo sconto maggiore questa volta deve rinunciare ad una quota maggiore dello sconto, ovviamente più alta di chi lo sconto non ce l’ha proprio.

    • La redazione

      In effetti in una prima versione la tabella conteneva gli intervalli di reddito, poi li ho tolti per motivi di spazio. Sarà per la prossima volta.

  3. Pino

    Le agevolazioni IRPEF attualmente previste non possono semplicemente identificarsi come sconti sulle imposte da pagare. Il sistema nel complesso assicura la progressività dell’IRPEF e sostengono in alcuni casi i consumi delle famiglie. A maggior ragione considerando che non è mai stato recuperato il fiscal drag subito dalle famiglie italiane dal 2000 ad oggi (considerate che molti importi delle voci escluse da tassazione IRPEF sono ferme all’anno 1998 e riflettono la mera conversione Lire-Euro). Dare mano libera all’illustre Ministro di interveniere sulle agevolazioni fiscali, senza ragionare più sistematicamente sul sistema IRPEF (aliquote e scaglioni) è assurdo, assolutamente sbagliato ed un grosso regalo perchè evita al nostro “competente” Ministro di dover realizzare una riforma fiscale ed assistenziale mai veramente voluta (e soprattutto mai pensata).

  4. MC

    La manovra è recessiva, anzi volutamente recessiva. Tremonti, il ministro dei condoni, e delle tasse sui poveri. Il meccanismo ideato aumenta anche automaticamente l’8 per mille alla chiesa cattolica (altra bella invenzione di Tremonti).

  5. Vittorio

    Nei grafici è l’andamento dell’IRPEF a modellare le curve. Cosa potremmo aspettarci da un drastico dimezzamento dell’aliquota IVA ordinaria, portandola al 10%? Invoglierebbe tutti a pagare quest’imposta aumentando il gettito (ma di quanto?), e poi ridistribuirebbe il contributo da parte dei contribuenti delle diverse fasce di reddito?

    • La redazione

      Una eventuale Iva con aliquota uniforme su tutti i beni oggi tassati a tre diverse aliquote (4, 10, 20) dovrebbe avere un’aliquota attorno al 13.5%-14%. Il suo impatto sarebbe solo moderatamente regressivo. Abbassando ulteriormetne l’aliquota al 10% si perderebbe gettito, a parità di comportamento. E’ certamente possibile che questa minore aliquota possa ridurre l’evasione, ma non dispongo di stime in merito.

  6. MSantoni

    Quindi lo spiego con questa metafora: se in casa avessi un’auto di lusso, in condizioni di ristrettezze economiche, la cambierei con un’altra di gamma inferiore e conseguenti costi di gestione inferiori. Invece il Governo, pur possedendo un’auto di lusso, chiede ad altri (i cittadini) di trovare i pezzi di ricambio, però di seconda mano, anziché venderla e passare ad un’auto di gamma inferiore. E la cosa peggiore, è che spaccia questo magheggio a nostre spese, come un risparmio fatto dal Governo stesso… Tutto ciò è molto squallido, anche perché fatto da parte di economisti e statisti!

  7. domenico43

    Ormai non dobbiamo più chiamarli nostri rappresentanti, ma transformer. Difatti da eletti si sono trasformati in elettori passivi assoluti. Si autocandidano con la certezza dell’elezione anche se tra loro c’è il peggio dei cittadini perchè il loro seguito è il peggio degli elettori, cioè quelli che appartengono ad organizzazioni criminali, mafia, corrotti, corruttori. Prova ne è del sempre maggior numero di loro sotto indagine o condannati. Quanti ministri, parlamentari sono sotto inchiesta che hanno amicizie e contatti con questa gentaglia. La piramide sociale e politica italiana, una volta aveva i vertici che esprimevano il meglio della correttezza istituzionale, dell’educazione, della bontà, della partecipazione ai problemi dei meno abbienti, oggi è completamente capovolta e quelle caratteristiche di una volta sono oggi l’opposto. Prima c’era qualcuno che non meritava di essere eletto, ma la colpa era solo di noi che lo votavamo, oggi questa possibilità non l’abbiamo più e quindi non possiamo nemmeno fare il mea culpa. Oggi,uno dei pochi baluardi di cui possiamo fidarci è il Pres.della Repubblica e vorremmo,che rappresentasse autorevolmente le ingiustizie di cui siamo vittime.

  8. matteo

    In molti Paesi sembra funzionare il principio che maggiori sono le detrazioni, deduzioni, ecc… minore è l’evasione fiscale. Anche da noi è stata imboccata questa strada da diverso tempo, seppure in modo altalenante. Ora, con questa manovra, è evidente che tagliando le agevolazioni, detrazioni, deduzioni aumenterà notevolmente l’evasione, con ricadute drammatiche sia per le casse statali, sia a livello civico-morale . Il Titanic ha davvero già mollato gli ormeggi.

  9. Renzo

    Anch’io credo che non occorrano sofisticate analisi di simulazione per affermare che un taglio delle detrazioni e deduzioni fiscali produce effetti regressivi, così come invece un aumento di queste produce un aggravamento della progressività. Allo stesso modo non occorrerebbero tante analisi per dimostrare che il metodo per la rivalutazione delle pensioni produce un effetto progressivo sull’entità dei sacrifici; come nuovi bolli sui Depositi determinano aumento di progressività (è difficilmente ipotizzabile che chi ha bassi redditi possa avere depositi consistenti), mentre l’aumento dei ticket comporta un effetto di regressività. In verità la manovra dovrebbe essere analizzata nel suo complesso prima di arrivare ad emettere giudizi che potrebbero essere fuorvianti. In particolare a me sembra che questa manovra, tutt’altro che seria, punti quasi tutto sull’effetto annuncio, rimandando una gran parte dell’applicazione solo a partire dal 2013, quindi in un periodo in cui a governare il paese potrebbe esserci un’altra maggioranza pronta a modificare i provvedimenti presi. Quindi le mie conclusioni sono che ragionare ora di progressività della manovra è assolutamente fuorviante.

    • La redazione

      Il taglio delle agevolazioni fiscali vale, nel  2014, 20 miliardi, mentre l’aumento del bollo sui depositi vale 2.5, e il taglio delle pensioni
      1.1. Non è quindi possibile che la progressività di queste due ultime misure più che compensi la regressività della riduzione delle detrazioni Irpef.Quando possibile, ritengo che sia sempre utile cercare di quantificare gli effetti di una misura di poltiica economica, per ridurre i margini di incertezza.
      Come ho scritto, il mio obiettivo non era valutare il complesso della manovra, ma solo una sua parte. Concordo sul fatto che parti della  manovra potrebbero non trovare applicazione, come del resto ho scritto.

  10. antonello oliva

    S e è una riforma per far aumentare il gettito dei tributi allora è ovvio che è il contrario di quello che il senso comune ci direbbe, cioè che oggi sarebbe necessaria una riforma per abbassare almeno un po’ la pressione fiscale (nel caso specifico dell’irpef) in senso lato (cioè anche senza affrontare le questioni distributive). Se invece la Riforma (?) serve per aumentare le entrate (attraverso la riduzione delle detrazioni) di che stiamo a parlare? Mi sembra ovvio che o tutti o qualcuno dovrà pagare di più. Che poi, se ci concentriamo sulle detrazioni per la produzione di reddito (dipendente, autonomo o da pensione) e su quelle per i familiari a carico è chiaro che essendo già oggi decrescenti, il loro taglio colpirà di più i redditi bassi e medi: Ma lo stesso vale per le spese per mutui, sanità, ecc. che, a parità di spesa, incidono di più ancora su questi redditi. Postilla: è sempre il vizio della politica italiana bipolare, quello di demonizzare ciò che hanno fatto quelli che governavano prima. Il “libro bianco” sull’irpef commissionato da Visco serviva a ridurre la pressione e a renderla più equa. Ma, quindi, costava all’erario, perchè faceva pagare meno tasse. E senza recuperare evasione…

  11. sandro

    Non sono esperto di conti come voi, ma vorrei sapere se questa manovra inciderà sui rimborsi della ristrutturazione che ho fatto nel 2007. Cioè, il mio 36% della spesa che lo Stato mi sta restituendo in 10 anni, sarà sempre del 36%?

  12. Adriano S.

    l’Iva,come lei ha dimostrato, è un imposta regressiva rispetto al reddito e ancor più regressiva è la riduzione delle deduzioni e detrazioni. I giovani percepiscono generalmente redditi più bassi: la deduzione è quindi che la manovra inasprirà anche il divario di reddito tra generazioni. Ma quanto? Mi piacerebbe avere una stima. Mi servirebbero però i dati sulla propensione consumo per fasce d’età. Esistono? Lei li ha, oppure sa dove potrei trovarli? Alternativamente ho trovato, fonte istat, il reddito medio delle famiglie ( non degli individui ) per fasce d’età del principale percettore ( che non per forza appartiene alla stessa fascia d’età del coniuge, e soprattutto dei figli). Nonostante il dato non sia esattamente quello che desideravo, può essere comunque interessante lavorarci sopra e guardare la diversità dell’impatto tra famiglie in cui il principale percettore è giovane, e famiglie in cui il principale percettore è anziano. Mi servirebbe però adesso la propensione al consumo per fasce di reddito… Sa dove posso trovare indicazioni a riguardo? O addirittura, è a conoscenza di altri studi o articoli di questo tipo?

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