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UN DECRETO TROPPO EVASIVO

Giusto in tempo per le elezioni regionali, è stato varato il decreto incentivi di cui si parlava da mesi. Si tratta di 420 milioni in totale, ma 150 milioni rappresentano un diverso utilizzo di fondi già stanziati. I nuovi 270 milioni dovrebbero arrivare da norme antievasione. Entrate, dunque, incerte per loro natura. Il decreto è poi una somma di microinterventi, distribuiti a vari settori, che difficilmente solleciteranno nuova domanda. Nel complesso, un decreto senza personalità, poco utile sul piano economico, con costi di attuazione da non sottovalutare.

E alla fine il decreto incentivi di cui tanto si era parlato in questi mesi ha preso forma … appena in tempo per le elezioni regionali.

LA COPERTURA DEL DECRETO

Sul sito del ministero dello Sviluppo le cifre del decreto sono così sintetizzate: 300 milioni di incentivi al consumo; 70 milioni di sgravi fiscali per il tessile; 50 milioni per cantieristica e aerospazio. Per un totale quindi di 420 milioni.
Attenzione, però, perché dei 420 milioni, più di un terzo (150 milioni) rappresentano un diverso utilizzo di fondi che erano comunque già stati stanziati: 100 milioni vengono dal Fondo finanza d’impresa, introdotto con la Finanziaria per il 2007, 50 milioni vengono da una riduzione delle risorse che avrebbero dovuto finanziare i crediti di imposta a favore della ricerca. Quindi i “nuovi” milioni sono solo 270.
Da dove vengono? Per l’ennesima volta, dalle maggiori entrate che il governo prevede di incassare con le norme antievasione contenute nei primi articoli del decreto.
Le entrate che derivano dalla lotta all’evasione sono però, per loro natura, incerte nel “se” e nel “quanto” e non dovrebbero essere utilizzate per finanziare spese certe. La Corte dei Conti ha più volte ribadito il concetto, da ultimo con riferimento ai 6 miliardi di entrate da lotta all’evasione previsto dalla manovra estiva del 2009 (legge 102), sottolineando anche che i frutti della lotta all’evasione non sono neppure facilmente verificabili a consuntivo, e ciò rende questo tipo di copertura non trasparente.
Una parte dei 270 milioni dovrebbe venire dal contrasto alle frodi carosello, rese famose dal recente caso che ha coinvolto Fastweb e Telecom. Contrasto meritevole, ma molto timido. Viene infatti introdotto l’obbligo di comunicare gli elenchi clienti e fornitori per le sole transazioni con operatori economici domiciliati in paesi della black list. Ma si sa che la società “cartiera”, che gioca un ruolo cruciale in quelle frodi (perché è l’impresa che acquista dall’estero senza versare l’Iva, l’addebita al suo acquirente che può così detrarla e subito dopo scompare) è spesso un’impresa nazionale e la stessa frode carosello avviene spesso coinvolgendo paesi Ue, o comunque senza la presenza di “paradisi fiscali”. Sarebbe stato molto meglio, per contrastare tutte le frodi carosello e più in generale l’evasione dell’Iva, se questo stesso governo non avesse abolito, già dal 2008, l’obbligo introdotto dal governo precedente di comunicare per via telematica l’elenco clienti fornitori relativo a tutte le transazioni.

INCENTIVI A CHI?

Il piatto forte del nuovo decreto sono i 300 milioni che vanno a costituire il “Fondo per il sostegno alla domanda finalizzata a obiettivi di efficienza energetica eco-compatibilità e di miglioramento della sicurezza sul lavoro”. Il nome stesso del Fondo riconferma le caratteristiche che il nuovo decreto anticrisi condivide con i precedenti: troppe poche risorse per troppi obiettivi; per poter dire che sono tante le cose che sono state “fatte” e per cercare di raggiungere la più ampia clientela possibile. 300 milioni divisi fra dieci settori e diciannove tipologie di beni: dalle cucine componibili, alle gru per l’edilizia, dai motori nautici alle lavastoviglie, dai rimorchi ai motorini ecologici, dalle cappe climatizzate alla nuova attivazione di banda larga (vedi tabella).
I contributi che il singolo acquirente potrà ottenere non sono necessariamente piccoli, per quanto quasi sempre soggetti a un duplice tetto: una percentuale della spesa (generalmente compresa fra il 10 e il 20 per cento) e un limite assoluto. Ma accedere al contributo sarà un po’ come vincere a una lotteria. L’estrazione a sorte parte il 6 aprile. Meglio mettersi subito in coda all’apertura del negozio prescelto. Il venditore dovrà verificare presso le Poste italiane che i fondi destinati a quel particolare acquisto non siano ancora esauriti e quindi concedere lo sconto al contribuente, nell’attesa di essere a sua volta rimborsato. Solo chi arriva prima otterrà lo sconto. Per i beni acquistati dalle famiglie i fondi andranno esauriti in pochi giorni. Degli sconti godranno come al solito i più informati, o i più furbi, quelli cioè che si stanno già muovendo in questi giorni per accordarsi in anticipo con il proprio venditore. Perché l’acquisto in molti casi non è affatto semplice. (1) Sono comunque escluse di fatto le giovani coppie, o i figli grandi che vogliono mettere su casa, perché lo sconto è concesso solo se si prova che il nuovo bene ne sostituisce uno di livello energetico inferiore, opportunamente rottamato secondo le regole vigenti (rottamazione che deve essere documentata dal venditore).
Quanto costerà questa operazione? Poste italiane dovrà costituire un call center, attrezzarsi per potere gestire telematicamente una mole molto rilevante di informazioni. Dovrà infatti essere in grado di controllare che il beneficio non sia concesso due volte allo stesso soggetto e che le domande che arrivano prima siano accolte per prime. Dovrà provvedere all’erogazione dei contributi. Lo farà gratis? Il decreto legge e il decreto attuativo non dicono nulla sulla copertura di questi costi. Sarà trovata a valere sui 300 milioni?
I 70 milioni riservati al settore tessile, per la realizzazione di campionari, verranno distribuiti invece sotto forma di deduzioni fiscali di cui si potrà godere solo nel 2011, al momento cioè del versamento a saldo. Ancora non si sa come verrà effettuato il razionamento. Non sarà certo un’operazione facile: l’agevolazione interessa infatti tutte le spese sostenute nell’esercizio successivo al 31 dicembre 2009, riguarda quindi anche spese compiute prima dell’emanazione del decreto (strano, per un incentivo!).
Ai ministri dello Sviluppo economico, dell’Economia e dell’Ambiente è infine affidato il compito di stabilire i criteri per la ripartizione dei 50 milioni che provengono dal Fondo finanza delle imprese e che andranno a favore della realizzazione di piattaforme navali e per gli interventi di alta tecnologia aeronautica.

UNO SPOT ELETTORALE

Che gli incentivi messi in campo possano promuovere la crescita del Pil è arduo da sostenere, così come non è facile definire “politica economica” la somma di microinterventi, distribuiti affannosamente, nel corso del tempo, ora a questo ora a quel settore, che in molti casi non solleciteranno nuova domanda, ma solo anticipazioni di spese comunque programmate.
Nel complesso, un decreto senza personalità, poco utile sul piano economico, con costi di attuazione da non sottovalutare. Poco di più di uno spot per la campagna elettorale.

La distribuzione del Fondo per il sostegno alla domanda

60 milioni 50 milioni 12 milioni 20 milioni 8 milioni
Cucine componibili con elettrodomestici da incasso ad alta efficienza energetica Lavastoviglie, forni elettrici, piani cottura, cucine di libera istallazione, cappe climatizzate, scalda acqua elettrici Motocicli Motori fuoribordo, stampi per laminazione sottovuoto di scafi di diporto Rimorchi
Solo sostituzione Solo sostituzione Solo sostituzione Solo sostituzione per furibordo Solo sostituzione
20 milioni 40 milioni 10 milioni 20 milioni 60 milioni
Macchine agricole e movimento terra Gru a torre per l’edilizia Inverter, gruppi statici di continuità, batterie di condensatori Nuova attivazione di banda larga Acquisto di immobili ad alta efficienza energetica
Solo sostituzione Solo sostituzione      

 

(1) Ad esempio, la sostituzione di una cucina in uso con una cucina componibile con elettrodomestici a incasso ad alta efficienza energetica è sottoposta a sette diversi requisiti, che ne garantiscano, giustamente, la eco compatibilità, ma che rendono la scelta e gli adempimenti a essa funzionali tutt’altro che semplici: e intanto il tempo passa e lo sconto se lo prende qualcun altro.

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LA PAURA, LA TENSIONE, LA VIOLENZA

  1. Giuseppe Florio

    Sarebbe interessante capire se una parte della copertura finanziaria per questo provvedimento sia basata su fondi derivanti dallo scudo fiscale inizialmente destinati a università e ricerca (che, apparentemente, sono passati da 400 milioni a 240).

  2. BOLLI PASQUALE

    La politica e l’economia nel sistema Italia viaggiano tranquillamente all’infinito come due rette parallele:non potranno nè capirsi,nè incontrarsi. I motivi sono due:concretezza e necessità. Nel nostro Paese la politica è chiacchiere,perdita di tempo e denaro; l’economia è concretezza e riscontro positivo dei comportamenti. Non a caso non abbiamo politica economica. Se poi ci riferiamo alle necessità dobbiamo dire:non abbiamo più risorse,siamo in una condizione fallimentare,abbiamo un debito pubblico spaventoso,una evasione altrettanto spaventosa e non abbiamo nemmeno volontà di porre rimedio ad un disastrata gestione della cosa pubblica. Perché non si affrontano le riforme strutturali nel campo della giustizia,della finanza pubblica e degli enti territoriali? Perché le province aumentano e non si eliminano? Perché non si riducono parlamentari, consiglieri regionali, provinciali e comunali? Il privato nella condizione dello Stato avrebbe coscienza che senza drastici provvedimento farebbe la fine della Grecia. Ed allora, di quali incentivi possiamo parlare? Dove si recuperano risorse se, poi, si concedono scudi fiscali e non si fa lotta all’evasione? La cucina a chi non ha soldi, non serve!

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