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UN ANNO DI GOVERNO: BANCHE

 

I PROVVEDIMENTI

Il primo atto del governo Berlusconi in materia di banche è rappresentato dalla convenzione fra il ministero dell’Economia e l’Associazione bancaria italiana del 27 maggio 2008, nella quale si consente agli intestatari di un mutuo prima casa, a tasso e rata variabile, una rinegoziazione con una posticipazione delle somme dovute alla scadenza del prestito. (1)
L’accordo risponde all’esigenza di tutelare i debitori da un rapido innalzamento dei tassi di interesse.
Con lo scoppio della crisi finanziaria, l’attenzione del governo si sposta alla difesa delle banche, che necessitano di essere ricapitalizzate e sostenute nella raccolta dei fondi necessari all’elargizione del credito. Sulla scorta degli intenti assunti dall’Ecofin, nell’ottobre 2008, il governo prevede la possibilità di garantire le passività delle banche, di sottoscrivere o avallare futuri aumenti di capitale, nonché di scambiare gli strumenti finanziari detenuti in portafoglio con titoli posseduti dal ministero dell’Economia. (2)

In caso di grave crisi di liquidità, lo Stato potrà, inoltre, garantire i finanziamenti erogati dalla Banca d’Italia, nonché nel caso di pregiudizio alla stabilità del sistema finanziario, porre gli istituti in amministrazione straordinaria o in liquidazione coatta amministrativa.
La legge di conversione del cosiddetto decreto anticrisi ha ampliato gli interventi pubblici, concedendo alle banche quotate la possibilità di emettere strumenti ibridi sottoscrivibili dallo Stato o anche da investitori professionali (i Tremonti bond), potenziando le garanzie offerte dai confidi e intervenedo nuovamente a sostegno dei sottoscrittori di mutui prima casa. (3)
Per accedere alle misure relative agli aumenti di capitale, gli istituti debbono adottare un programma di stabilizzazione e di rafforzamento della durata minima di tre anni, la cui adeguatezza deve essere valutata dalla Banca d’Italia assieme alle relative politiche dei dividendi.
Nel caso il governo decida di sottoscrivere direttamente un aumento di capitale riceverà in cambio delle azioni privilegiate prive del diritto di voto. Le azioni saranno riscattabili a richiesta dell’emittente, a condizione che la Banca d’Italia attesti le migliorate condizioni finanziarie dell’istituto.
In alternativa, la banche quotate potranno anche emettere i Tremonti bond, ovvero titoli ibridi, privi di diritti di voto, che, al pari delle azioni, potranno essere riscattati o rimborsati anzitempo; con decisione assunta dalla debitrice potranno inoltre essere convertiti in azioni della banca.
Fra le condizioni poste alla loro emissione vi è l’obbligo da parte degli istituti di credito di siglare un protocollo d’intesa con il ministero dell’Economia, tramite il quale impegnarsi a non diminuire il credito concesso alle famiglie e alle Pmi. Queste ultime godranno anche di un maggior apporto pubblico al finanziamento del fondo a favore dei confidi.
Infine, nel decreto anticrisi sono confluite anche misure correttive ai contratti bancari, prevedendo, in particolare, la nullità della clausola per le commissioni di cosiddetto massimo scoperto per le passività dei correntisti inferiori ai trenta giorni.

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GLI EFFETTI

 La convenzione Abi-ministero dell’Economia sulla rinegoziazione dei mutui si somma allmisure già a disposizione delle famiglie, arricchendo gli strumenti a loro tutela. Ad esso è seguito l’impegno dello Stato ad accollarsi l’interesse superiore alla soglia del 4 per cento sulla rata dovuta. Lo scopo di tali disposizioni sembrerebbe essere vanificato, tuttavia, dagli interventi di politica monetaria attuati dalla Bce, che ha ridotto i tassi di interesse a seguito dell’aggravarsi della crisi.
Le misure tese alla ricapitalizzazione delle banche, anche a mezzo di prestazione di garanzia, non risulta siano state ancora utilizzate, mentre maggior successo hanno riscosso i cosiddetti Tremonti bond, dato l’interesse manifestato da alcune dei principali istituti di credito italiani.
In questo caso, il rischio assunto dallo Stato ottiene quale unica contropartita l’impegno dei soggetti finanziati ad assicurare un migliore accesso al credito alle famiglie, alle Pmi e alle amministrazioni pubbliche, nonché ad adottare un codice etico con il quale imporre, fra l’altro, un tetto agli stipendi dei manager.
La vaghezza di tali obblighi ha trovato una parziale determinazione nell’accordo siglato dall’Abi e dal ministero dell’Economia il 25 marzo 2009, con il quale le banche si impegnano a sospendere per un anno il pagamento delle rate del mutuo a favore dei disoccupati o cassaintegrati, nonché ad anticipare i crediti per cassa integrazione straordinaria spettanti ai lavoratori. (4)
A favore delle Pmi le banche si obbligano a mantenere i livelli di credito concesso nell’ultimo biennio, applicando le medesime condizioni ovvero “condizioni di credito non penalizzanti” purché le imprese siano in possesso di requisiti sufficienti per aver accesso ai prestiti. Sebbene l’intento possa apparire lodevole, in realtà, non sembra esservi alcun impegno di natura straordinaria da parte delle istituti bancari, che si impegnano a erogare i prestiti senza concedere particolari vantaggi. In poche parole, sembra che le banche si impegnino a continuare a fare le banche.
Il rispetto di tali condizioni verrà monitorato direttamente dal ministero del’Economia: sembra così azzerato il ruolo attribuito in un primo tempo ai prefetti, su cui si era tanto dibattuto.
Le banche si impegnano, infine, a verificare “l’opportunità di una moderazione del livello e della dinamica delle remunerazioni dei vertici”.
Gli interventi verranno finanziati con l’emissione di nuovo debito pubblico e con la devoluzione delle somme raccolte con il cinque per mille, nonché con tagli alla spesa corrente, tra cui una riduzione al fondo ordinario per università e alle risorse destinate alla ricerca.
Per quanto riguarda la prima e unica emissione di Tremonti bond di cui si abbia conoscenza ufficiale, non sono state ancora rese pubbliche le condizioni di sottoscrizione: l’unico documento di fonte governativa disponibile contiene infatti solo l’indicazione dell’ammontare richiesto e dei mezzi  di finanziamento utilizzati (emissione di titoli di debito). (5)
A fronte di un impegno così gravoso, sarebbe opportuno che il governo rendesse noti gli aspetti economici di tale operazione (tassi di interesse, scadenza, convertibilità), sulla scia ad esempio di quanto avvenuto in Inghilterra.

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(1)  http://www.tesoro.it/documenti/open.asp?idd=19247
(2) http://www.camera.it/parlam/leggi/08190l.htm
(3) http://www.parlamento.it/leggi/09002l.htm
(4) http://www.abi.it/manager?action=show_document&portalId=1&documentId=9565
(5) http://www.camera.it/_dati/leg16/lavori/elenchipdl/apritesto.asp?file=78&Internet=1

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DOVE MORDE LA CRISI IN EUROPA

  1. DIVA

    Molto si legge sulla differenza tra la situazione critica dei principali gruppi bancari occidentali e la situazione più rassicurante delle banche italiane. Si è detto che essendo più tradizionali nelle loro forme di investimento si trovano in bilancio un ammontare non considerato critico di titoli tossici e di crediti verso soggetti a rischio default. Non ho però trovato sui media nessun dato che certifichi queste affermazioni. E’ possibile sapere, come è composto l’attivo delle nostre banche, di che natura e di quale ammontare sono gli investimenti finanziari ( in che percentuale sono composti da titoli tossici). Quale è il livello di affidabilità o rating dei principali debitori, sono state fatte operazioni di cessione di crediti a soggetti finanziati dalle stesse banche? In mancanza di tali e altre informazioni risulta difficile credere alle rassicurazioni. La crisi dovrebbe, spero, far riflettere sulle conseguenze per i risparmiatori e per le PMI dell’intreccio forte e complicato ora possibile tra banche e imprese cioè tra affidatario e affidato con evidente conflitto di interessi.

  2. Lorenzo

    Salve, l’articolo mi pare perlomeno incompleto in quanto non viene menzionata la "robin hood tax". Se alcuni istituti hanno deciso di ricorrere ai tremonti bond per aumentare la liquidità a propria disposizione, non bisogna dimenticare che tutti hanno subito una tassazione straordinaria in un periodo non esattamente favorevole per il settore bancario.

  3. lodovico malavasi

    Ottimo e chiaro il lavoro degli estensori. Un appunto: perchè non valutare con un voto gli effetti dei vari provvedimenti?

  4. BOLLI PASQUALE

    Lo Stato aiuta le Banche,ma le Banche aiutano le imprese? Non credo proprio! Lo Stato e le Banche su questo argomento fanno solo proclami! Perchè? I tassi applicati sulle concessioni creditizie in Italia sono i più alti della zona euro. Le aperture di credito, sicuramente non sono concesse a "cuor leggero": e se il richiedente non ha sufficienti garanzie patrimoniali ,queste si allargheranno anche a livello familiare;in caso contrario non si vedrà un euro. La provvigione sul massimo scoperto doveva essere eliminata,ma le Banche l’hanno sostuita con la commissione sulla disponibilità immediata dei fondi, cioè non è stato eliminato il balzello,ma si è cambiato il nome; con l’aggravante che la commissione è, molto più onerosa della provvigione, perché calcolata su affidamenti concessi,anche se non utilizzati. Le Banche, quindi, hanno sempre fatto bene il loro mestiere in omaggio al detto che "gli affari non si fanno con il cuore".E, poi, perché di questa fantasiosa commissione nessuno ne parla? Ne parleremo alla fine di settembre, quando sarà applicata per la prima volta ed il suo peso si farà sentire! Evitiamo,pertanto, di esclamare: povere Banche! I poveri sono solo i clienti.

  5. cherubino prelazzi

    Fino a oggi le banche per dare mutui alle PMI chiedevano l’assistenza dei consorzi fidi, ora con il "fondamentale" accordo tra ABI e governo le stesse banche dovrebbero applicare la sospensione delle rate capitale dei mutui per un anno. Lo faranno però solo per i mutui non assistiti dai consorzi fidi. Non ho trovato nessuno che abbia sottolineato questa perversa applicazione del "fondamentale" accordo.

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