Per calcolare più accuratamente i coefficienti patrimoniali delle banche, Basilea 2 indica due metodi: i rating esterni formulati da agenzie specializzate o quelli interni, più sofisticati, ma che richiedono maggiori investimenti da parte degli istituti di credito. E per le imprese medio-piccole sono previsti significativi “sconti”.

Uno dei pilastri fondamentali della regolamentazione sul sistema bancario è costituito dai coefficienti patrimoniali: le banche devono mantenere un rapporto minimo (8 per cento) tra il patrimonio e l’attivo ponderato per il rischio (Apr). Ciò assicura una protezione ai depositanti: in caso di rilevanti perdite sui crediti, i primi a sostenerne le conseguenze sono gli azionisti, che le “assorbono” con un riduzione di valore della base azionaria della banca. Questa regola deriva da un accordo siglato tra le banche centrali del G-10 a Basilea, sede della Banca dei regolamenti internazionali, nel 1988. Quell’accordo è stato recepito nell’ordinamento di molti Paesi, anche non appartenenti al G-10 (da numerosi Paesi in via di sviluppo, per esempio). In Europa, si è tradotto nelle direttive 89/299 e 89/647.

Perché nasce Basilea 2

Da alcuni anni, ci si è resi conto che quell’accordo (“Basilea 1”) è troppo semplice. Pur distinguendo tra alcune voci dell’attivo bancario (prestiti a privati, prestiti tra banche, mutui ipotecari, titoli pubblici), presenta una fondamentale lacuna: tutti i prestiti al settore privato sono “pesati” allo steso modo (100 per cento) nel calcolare l’Apr. Ciò significa che un prestito di 100 euro a un’impresa assai rischiosa richiede alla banca una dotazione patrimoniale di 8 euro, esattamente come 100 euro prestati a un’azienda molto sicura.

Da qui è sorta l’idea di rivedere l’accordo, in modo che il requisito patrimoniale rispecchi effettivamente la rischiosità del portafoglio – prestiti di una banca. Così, le banche centrali del G-10 hanno formulato una proposta, che va sotto il nome di “Basilea 2”. (1)

La proposta è stata sottoposta agli istituti bancari: il processo di consultazione dovrebbe condurre a una versione finale del nuovo accordo entro la fine di quest’anno. Poi, inizierà un triennio di transizione, durante il quale Basilea 2 dovrà essere recepito negli ordinamenti nazionali e le banche dovranno attrezzarsi per metterlo in pratica. Se tutto va bene, il nuovo accordo entrerà in vigore all’inizio del 2007.

Basilea 2 ha essenzialmente una finalità: modificare il modo in cui è calcolato l’Apr, arrivando a una misurazione più accurata della rischiosità complessiva dell’attivo bancario.

Una banca avrà due alternative: (i) utilizzare i ratings formulati dalla agenzie specializzate (tipo Standards&Poors); (ii) formulare internamente i ratings da assegnare ai suoi debitori. Il primo metodo è quello più semplice. Se un debitore ha un buon rating, il suo peso nel calcolo dell’Apr scende, ad esempio al 50 per cento: ciò significa che su 100 euro di prestiti a questo cliente, la banca deve avere solo 4 euro di patrimonio. Se un debitore ha un cattivo rating, oppure non ha rating, viene pesato al 100 per cento.

Il secondo metodo è più complesso: una banca dovrà stimare la probabilità che un debitore sia insolvente, ed eventualmente (nella versione più sofisticata) anche la possibile perdita che subirà in caso di insolvenza del debitore. Con il secondo metodo, i pesi (“risk weights”) da assegnare ai debitori possono variare assai di più rispetto al primo, assumendo valori anche molto superiori al 100 per cento.

“Sconti” per il rating interno

Perché un banca dovrebbe adottare il rating interno, che comporta un investimento in metodi di misurazione del rischio e in raccolta di informazioni sui debitori? Per incentivare le banche in questa direzione, Basilea 2 prevede una sorta di “sconto” per gli istituti che adotteranno il metodo dei ratings interni: dovrebbe generare un requisito patrimoniale inferiore rispetto al metodo dei ratings esterni, a parità di portafoglio – prestiti. Basilea 2 si propone quindi non solo di rendere il patrimonio di una banca più rispondente ai rischi sostenuti, ma anche di incentivare le banche ad adottare metodi più sofisticati di misurazione del rischio di credito.

Infine, Basilea 2 prevede un trattamento di favore per le imprese di minore dimensione. Facciamo due esempi. Un cliente “retail” (che abbia un debito al massimo pari a 1 milione di euro) tipicamente non ha rating: si tratta di una persona o di una piccola impresa. Per evitare che sia penalizzato da questo fatto, nel caso la sua banca adotti il metodo dei ratings esterni, verrà “pesato” al 75 per cento anziché al 100 per cento nel calcolo dell’Apr. Secondo esempio: con il metodo dei ratings interni, una piccola-media impresa (fatturato inferiore ai 50 milioni di euro) riceverà uno “sconto” significativo, variabile in funzione della probabilità di insolvenza, che potrà raggiungere circa il 25 per cento.

(1) Sia il nuovo accordo che quello attualmente in vigore sono reperibili sul sito della Bri.

 

 

 

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