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La detrazione è nuova, il coraggio sempre poco

Rispetto alle bozza di Legge di stabilità presentata in ottobre, qualcosa è cambiato nelle detrazioni per lavoro dipendente. Ma è una modifica poco coraggiosa. Anche perché nel frattempo sul cuneo fiscale si sono accesi i riflettori. Le stime per scaglioni di reddito.
VERSIONI A CONFRONTO
L’attuale struttura dell’Irpef prevede cinque scaglioni: 0-15mila euro, 15-28mila euro, 28-55mila euro, 55-75mila euro, oltre 75mila euro e una detrazione per lavoro dipendente strutturata in quattro classi: 0-8mila euro, 8-15mila euro, 15-55mila euro, oltre 55mila euro. La soglia di esenzione per i dipendenti è pari a 8mila euro e pertanto, data la prima aliquota marginale legale, la detrazione che consente di ottenere la soglia di esenzione è pari a 0,23*8.000 = 1.840 euro.
Come analizzato in un precedente articolo, l’originaria proposta governativa prevedeva un incremento della detrazione per lavoro dipendente nella fascia 8-55mila euro e l’eliminazione delle micro-detrazioni nella fascia di reddito 23-28mila euro. I benefici in termini monetari erano davvero contenuti, la struttura della detrazione era coerente con gli scaglioni e la modifica determinava una riduzione dell’aliquota marginale effettiva nella fascia 8-15mila euro.
Molti hanno criticato la detrazione prevista nel disegno di Legge di stabilità perché i vantaggi, limitati ai lavoratori dipendenti e assimilati, erano, in media, di 10 euro al mese in più in busta paga. Da qui la proposta di concentrare i benefici sui redditi bassi.
La figura 1 confronta l’andamento della detrazione effettiva per carichi di lavoro come è oggi (linea rossa) e come sarà nel 2014 (linea verde). (1)
La figura 1 riporta inoltre la differenza tra la detrazione nel 2014 e nel 2013 (linea nera) e la differenza tra la detrazione presentata a ottobre nel disegno di Legge di stabilità e quella del 2013 (linea blu).
Come si osserva, il maxi-emendamento non determina conseguenze di rilievo sul versante della riduzione del costo del lavoro: rispetto alla versione presentata a ottobre (differenza tra linea nera e blu), aumentano un po’ i benefici per i contribuenti appartenenti alla fascia 8-22mila euro (di più per i redditi intorno ai 15-16mila euro), mentre i vantaggi rimangono sostanzialmente invariati per la fascia 22-28mila euro, si riducono di molto per la fascia 28-35mila euro e sono via via sempre meno fino a 55mila euro. (2)
Almeno formalmente, una maggiore detrazione potenziale si osserva anche nella fascia 0-8mila, 40 euro in più. Questo aumento, tuttavia, non si trasformerà in vero risparmio fiscale per i contribuenti nella fascia di reddito, a causa del fenomeno dell’incapienza. Non è molto chiaro, di conseguenza, il ruolo dell’aumento della detrazione potenziale.
Tra l’altro, la nuova detrazione prevede un aspetto poco conforme alla ratio dell’imposta. La detrazione base aumenta da 1.840 a 1.880 euro. Il parametro non è coerente con la soglia (invariata) di 8mila euro e la prima aliquota marginale legale, il 23 per cento: con la detrazione base di 1.880 euro, la soglia esente aumenta di fatto da 8mila euro a 8.145,5 euro. Probabilmente si tratta di una svista.
Infine, va considerato che alcuni contribuenti risparmieranno di più rispetto ad altri: i lavoratori dipendenti non incapienti nel 2013 e incapienti nel 2014 a causa della revisione della detrazione vedranno azzerate le addizionali regionali e comunali (che sono dovute solo se è dovuta l’imposta a livello erariale).
Considerando le aliquote marginali effettive (figura 2), si osserva che poco cambia rispetto a oggi, e ancor meno rispetto alla precedente versione della detrazione contenuta nel disegno di Legge di stabilità. Aumenta tuttavia il numero delle aliquote marginali effettive e, soprattutto, queste non risultano più essere sempre crescenti: avviene perché la decrescenza della nuova detrazione per lavoro dipendente non è allineata con l’ampiezza degli scaglioni. (3)
Fino a 8.145,5 euro l’aliquota effettiva è nulla. Oltre tale soglia e fino a 15mila euro l’aliquota scende dall’attuale 30,17 per cento al 27,5 per cento, mentre nella fascia 15-28mila euro l’aliquota aumenta lievemente, passando dall’attuale 30,35 per cento al 31,5 per cento. Nella fascia 28-35mila euro l’aliquota effettiva si innalza ulteriormente, passando dall’attuale 41,3 per cento (già molto elevato) al 42,5 per cento (sostanzialmente la stessa aliquota che si osserva per i redditi sopra i 75mila euro), per poi scendere al 41,3 per cento tra 35 e 55mila euro, al 41 per cento tra 55 e 75mila euro e risalire nuovamente a quota 43 per cento per i redditi superiori a 75mila euro.
La riforma scelta è quella preferibile in un contesto di crisi economica? Probabilmente è troppo poco, non tocca i contribuenti incapienti, pur concentrandosi a livelli di reddito medi. Guardando infatti le dichiarazioni dei redditi, si scopre che un terzo dei contribuenti dichiara meno di 10mila euro, un terzo tra 10mila e 20mila euro e un terzo una cifra più elevata.
Insomma, come avevamo già scritto, la direzione è giusta, perché ridurre le imposte sul lavoro è la vera priorità in tema di riforme fiscali, ma è una modifica ancora poco coraggiosa, soprattutto considerando il forte impatto mediatico che ha avuto il taglio del costo del lavoro in queste ultime settimane.
Figura 1 – La detrazione effettiva per i lavoratori dipendenti e assimilati
baldini1
Figura 2 – Le aliquote marginali effettive
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(1) Le figure considerano un lavoratore dipendente per l’intero anno, con solo reddito da lavoro dipendente, senza carichi di famiglia e spese detraibili o deducibili; considerano inoltre solamente l’imposta erariale.
(2) L’attuale versione del maxi-emendamento non prevede più l’eliminazione delle micro-detrazioni, come originariamente previsto dal disegno di Legge di stabilità.
(3) La nuova struttura prevede quattro classi: 0-8mila euro, 8-35mila euro, 35-55mila euro, oltre 55mila euro.

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  1. antonello

    A parte le incongruenze che segnalate voi, non sarebbe possibile far crescere le aliquote effettive in modo più o meno lineare, al crescere dei redditi? Sarebbe molto costoso? Perchè i redditi tra 28 e 35mila dovrebbero avere l’aliquota più alta (anche se di poco) delle classi 35-55 e 55-75? Non è molto equo/progressivo, no?

    • Simone Pellegrino

      Sicuramente l’attuale andamento delle aliquote marginali effettive pone questioni di equità e di efficienza. L’origine di questo problema è l’elevata differenza (11 punti percentuali) tra la seconda e la terza aliquota marginale legale. Per ridurre questa differenza occorrerebbe revisionare la struttura delle detrazioni e delle aliquote al fine di garantire la parità di gettito.

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