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Indulto, ultima spiaggia

A sette anni dall’ultimo indulto l’affollamento delle carceri è ulteriormente peggiorato. Il riproporsi del dramma sancisce, come ha rimarcato Giorgio Napolitano, l’incapacità della politica di risolvere il problema. Eppure le soluzioni ci sarebbero.
UNA SENTENZA ALLE PORTE
Con un atto formale di estrema rarità e forza, un discorso diretto alle Camere, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha chiesto al parlamento di affrontare e risolvere il problema del sovraffollamento delle carceri. Questo atto inusuale è anche dovuto alla sentenza della Corte di Strasburgo che invita il governo Italiano a porre rimedio alla situazione carceraria entro il 28 Maggio 2014, poco più di 7 mesi da oggi.

 mastrobuoni indulto

 Fonte: Ministero della Giustizia al 30 settembre 2013
*  Il dato sulla capienza non tiene conto di eventuali situazioni transitorie che comportano scostamenti temporanei dal valore indicato.
NUMERI E PROCLAMI
Con 65 mila presenze di detenuti, a fronte di una capienza “regolamentare” di 47 mila, la situazione è effettivamente drammatica, così come lo era anche nel 2006, poco prima dell’ultimo indulto. Allora i detenuti erano 61 mila e la capienza di 43 mila. Il riproporsi dello stesso identico problema sancisce l’incapacità della politica di risolvere il problema delle carceri. All’epoca l’indulto sancì la fine dell’emergenza e quindi, in un paese come il nostro, la fine della spinta riformatrice per risolvere il problema alla radice. Ad esempio, ai proclami di massicci piani di edilizia carceraria con copertura finanziaria seguì l’opera di un lento e silenzioso cannibalismo dei fondi spinto dalla necessità di reperire denari per le casse dello stato. Sette anni dopo, la capienza delle carceri risulta essere aumentata di sole 4 mila unità, meno del 10 percento, mentre i proclami di allora parlavano di 37 mila nuove unità.
Indulti e amnistie oltre a non risolvere i problemi che sono alla radice della questione del sovraffollamento (come più volte ricordato su questo) uccidono qualsiasi spinta riformista. Quindi, il primo errore da evitare è quello di incominciare ad affrontare la questione del sovraffollamento con atti come l’indulto o l’amnistia. Sarebbe molto più utile condizionare tali atti ad una seria riforma carceraria. Fatta una riforma sistematica, se ce ne fosse ancora bisogno, per risolvere il problema delle carceri e, in secondo luogo, per evitare le sanzioni della Corte di Strasburgo, si potrebbe passare ai rimedi straordinari previsti dalla nostra Costituzione, come l’indulto o l’amnistia.
LA SVOLTA DI NAPOLITANO E GLI ERRORI DA EVITARE
Per fortuna il Presidente ha fornito tutti gli elementi che una riforma sistematica dovrebbe contenere: un maggiore utilizzo della messa in prova; l’utilizzo di pene alternative al carcere; un minor utilizzo della custodia cautelare; l’espiazione della pena nei paesi di origine per chi è immigrato; una depenalizzazione di alcuni reati; un piano carceri. Il Presidente conclude l’elenco dei rimedi possibili con l’indulto e l’amnistia, ma ad una lettura distratta potrebbe essere sfuggito un importante distinguo rispetto a come venne organizzato l’indulto del 2006. Il Presidente riconosce infatti che tale indulto fece aumentare i reati (si veda l’articolo), e quindi si augura che questa volta vengano adottate idonee misure finalizzate al reinserimento dei detenuti. Come ciò possa avvenire con un numero finito di operatori quando si liberano 24 mila detenuti da un giorno all’altro non ci è dato sapere. Il secondo errore da evitare è quindi quello di replicare il metodo di scarcerazione dell’indulto del 2006. Ad esempio, si potrebbe prendere in considerazione lo scaglionamento nel tempo delle scarcerazioni, iniziando dai detenuti più anziani (che sappiamo essere quelli meno propensi alla recidiva). Andrebbe anche presa in considerazione l’opportunità di escludere non solo chi commette “reati particolarmente odiosi ,” ma anche chi tende a commetterne molti e a intervalli ridotti, come d’altronde previsto dalla legge (si veda l’articolo).
Il presidente Napolitano, nel suo discorso alle Camere, ha messo in dubbio l’efficacia deterrente delle sanzioni penali. Non è affatto chiaro a quale dottrina penalistica egli faccia riferimento, dato che esiste  evidenza empirica del contrario (si veda l’articolo di Drago, Galbiati e Vertova “The Deterrent Effects of Prison: Evidence from a Natural Experiment” apparso sul Journal of Political Economy).
Ancora una volta è bene ricordare e sottolineare che, prima di qualsiasi decisione volta a riformare il sistema sanzionatorio, occorrerebbe fare una seria valutazione, basata su solide analisi empiriche, della recidiva. Un segnale molto forte, in tale direzione, è arrivato dal Ministero della Giustizia e dal Dipartimento di Amministrazione Penitenziaria, che hanno messo a disposizione di alcuni ricercatori molti dati sui detenuti al fine di poter fare delle analisi di natura quantitativa che possano aiutare ad individuare quali potrebbero essere le riforme piu’ appropriate (si vedano a riguardo i primi risultati dell’articolo).
– DOSSIER INDULTO

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23 commenti

  1. Riccardo Riva

    Interessante, ma resta il dato di fondo che amnistia ed indulto, pur indigeribili, sono allo stato dei fatti improcrastinabili. Come improcrastinabile è una riforma della giustizia che richiede in primo luogo una riforma dell’istituto della carcerazione preventiva. Non è possibile tenere in galera per mesi e mesi gli imputati in attesa che i magistrati, con calma, spesso con molta calma (e soprattutto sbagliando in circa la metà dei casi), vadano ad ultimare i loro adempimenti. Questa non è giustizia repubblicana e, probabilmente, neppure borbonica.

    • Roberto Convenevole

      Sono anni che si svolgono discussioni confuse per via di carenza di informazioni.
      Qualcuno ha mai provato a vedere quale sia la popolazione carceraria di Francia e Regno Unito che sono due paesi comparabili all’Italia per popolazione?

      • Riccardo Riva

        Vogliamo consolarci delle nostre vergogne con le vergogne della Francia e della Turchia?

        • PDC

          La popolazione carceraria italiana in rapporto al numero di abitanti è nella media dei maggiori paesi europei. Certo: si può sostenere che sia comunque alta e che la società intera vada riformata.

    • luca

      Mi aiuti a capire.
      La carcerazione preventiva, da quanto ne so io, è quell’istituto che permette al giudice di evitare di liberare soggetti che: sono pericolosi, possono fuggire alla giustizia, o inquinare le prove. D’altronde, siamo in molti a lamentarci quando sentiamo che dei delinquenti in attesa del processo sono liberi di reiterare il reato, o di fare del male alle loro vittime. La soluzione non mi sembra essere la limitazione della carcerazione preventiva, ma di sicuro lo è velocizzare la tempistica dei processi.
      Riguardo al fatto che i magistrati sbagliano in circa la metà dei casi, potrebbe linkarmi la fonte del suo dato?

      • Riccardo Riva

        La carcerazione preventiva è un provvedimento assunto dai magistrati inquirenti nei confronti degli imputati e viene giustificata solitamente con il pericolo di fuga o con la reiterazione del reato. Eccezion fatta per gli imputati che sono stati arrestati in flagranza per gravi reati, rispetto ai quali non c’è problema, per gli altri il problema si pone eccome. Tanto più che in giudizio circa la metà di loro sarà assolta. Facendo gli scongiuri, immagini lei di essere arrestato da innocente ed attendere per mesi e mesi qualcuno che con calma e quando fa a lui comodo la tiri fuori.
        Ricorda il caso di Strauss Kahn in USA? Fu arrestato, rilasciato quasi immediatamente su cauzione, subito dopo giudicato e prosciolto. Su richiesta della procura. Mi dica lei, ad occhio e croce, per quanti anni sarebbe durato in Italia un processo del genere e quante legioni di magistrati, avvocati e giornalisti avrebbe impegnato.

      • Riccardo Riva

        Per quanto riguarda gli errori giudiziari, e stiamo parlando solo della sola giustizia penale (quindi tralasciando civile, amministrativa e tributaria), dal dopoguerra ad oggi se ne contano circa 4.000.000 (quattro milioni!). La cifra è stata calcolata dall’Eurispes e riportata sul quotidiano l’Unità il 5/1/2009 (è sufficiente attivare il motore di ricerca alla voce “errori giudiziari”).
        I dati sulla giustizia nel nostro Paese sono agghiaccianti e si vuol varare un’amnistia non solo per svuotare le carceri che scoppiano, ma soprattutto per portare da cinque ad un milione i processi ancora da celebrare.

      • AM

        Effettivamente si è fatto in passato un eccessivo ricorso alla carcerazione preventiva, usata impropriamente come strumento di pressione per estorcere confessioni o testimonianze contro altri indagati (si pensi a “mani pulite”). Ancora oggi può risultare utile alla collettività togliendo dalla circolazione criminali pericolosi che possono reiterare gli omicidi (si pensi a Kabobo), ma in altri casi si potrebbero applicare soluzioni meno invasive. Ad esempio nel caso di reati da colletti bianchi sarebbe sufficiente impedire in altro modo l’inquinamento delle prove o l’occultamento di documenti e valori.

  2. Riccardo Riva

    Interessante, ma resta il problema dei problemi: la riforma della giustizia, ad iniziare dall’istituto della carcerazione preventiva.
    Non è possibile sbattere per mesi e mesi in una cella (sovraffollata) un detenuto in attesa che i magistrati assolvano, spesso con grande calma, i loro adempimenti.
    Senza poi contare che in circa la metà dei casi gli imputati verranno prosciolti.
    Questa non è giustizia repubblicana, e, probabilmente, neppure borbonica.
    Ed è inopportuno che chi applica ed interpreta come meglio crede le leggi, voglia anche scriverle ed ogni volta che si parla di riforma della giustizia strepiti.

    • PDC

      Se la giustizia italiana non funziona, la soluzione è riformarla. Indulto e amnistia sono solo un modo per delegittimarla definitivamente. L’alternativa ad una giustizia gestita collettivamente in modo credibile è una giustizia gestita individualmente. Ci rifletta.

  3. Sergio Bondi

    Non credo siano “errori della politica”, ma situazioni create artatamente per poi avvantaggiare politici, portaborse e colletti bianchi condannati…

  4. stefano segnini

    SORPRESA: L’INDULTO HA UN EFFETTO POSITIVO
    Francesco Drago, Roberto Galbiatie Pietro Vertova, 09.06.2009
    http://archivio.lavoce.info/articoli/pagina1001150.html
    Ma secondo questi dati ci sono anche delle cose positive nell’indulto del 2006. Una cosa che non capisco: se si trova sempre qualche studio che può confermare qualunque ipotesi, come fa il cittadino normale a orientarsi?

    • Roberto Galbiati

      Caro Stefano, le cose dette da Giovanni non sono in contraddizione con quelle scritte da noi in passato. L’indulto trasforma un flusso di detenuti in uscita in uno stock in uscita (immagini di averne 100 assieme invece di uno al giorno per 100 giorni) questo implica nel breve un incremento dei reati, reati che altrimenti si sarebbero “spalmati” nel tempo. Nel 2006 pero’ oltre all’uscita da carcere con l’indulto vi fu una sospensione condizionale della pena (se sgarri rientri e risconti la pena sospesa oltre a quella relativa al nuovo reato) . Questo meccanismo riduce gli incentivi a delinquere per cui il saldo dei reati nel medio periodo (alla fine dei 100 giorni nell’esempio sopra) e’ possibilmente piu’ basso post indulto. Come dice giustamente Giovanni ci sono tante soluzioni ai problemi esistenti. Ma per applicarle ci vuole un minimo di riflessione seria.

  5. Nenad M

    Indulto e amnistia sono soluzioni che possono andare bene solo ai delinquenti. A beneficiarne sono prima di tutto i politici e coloro che hanno rapporti stretti con queste figure.

  6. Franco Bianco

    Sono contrario all’amnistia e all’indulto: perché mina la fiducia dei cittadini nella giustizia, e riduce la già scarsissima certezza del diritto che affligge questo Paese, ed a giusta ragione. I trattamenti inumani che sono inflitti ai detenuti – non importa se già condannati o in attesa di giudizio – mi disgustano e mi danno una pena infinita: ma non è abbassando l’asticella che vanno risolti. Occorre intervenire sulla politica penitenziaria, sulle sue strutture, e sui codici, sia di diritto che di procedura: ma non è che per evitarci questo sia giusto, secondo me, mettere fuori chi è stato condannato, né rischiare di rimettere in libertà chi potrebbe essere l’autore di un crimine (quelli in attesa). Bisogna rivedere le norme di custodia cautelare, non c’è dubbio, ma non è che per non farlo sia giusto mettere fuori sia chi sarebbe stato assolto che chi sarebbe stato condannato. Per sollevare dall’intasamento gli uffici giudiziari (giudico la prescrizione una
    vergogna, una dichiarazione di incapacità, oltre che un intollerabile privilegio per i ricchi che possono pagarsi stuoli di avvocati), un male grave e reale, occorre adottare una politica giudiziaria adeguata, assumere cancellieri (prima di tutto) e magistrati, aumentare le dotazioni tecnologiche, che spesso sono da quarto mondo: non promulgare l’amnistia per cancellare un po’ di processi.
    Mi sembra, tutto questo, superficiale (perché senza adottare
    misure per il futuro la situazione si ricreerebbe in breve tempo, come è
    avvenuto dopo l’indulto del 2006) ed ingiusto verso le vittime (sia in campo
    civile che penale, per i reati inclusi negli eventuali provvedimenti): che vanno anch’esse rispettate, e non certo dimenticate o oltraggiate dalla messa in libertà di chi ha fatto loro del male. Qua si gioca la civiltà di un Paese: che deve avere politiche chiare, non adottare sotterfugi, un male italiano antico che rischia di ripetersi ancora una volta. Penso che il “patto fra i cittadini” che la Carta rappresenta debba essere rispettato.
    E questo significa tutte le garanzie possibili, ma poi certezza e severità della pena. Erga omnes.

  7. Il problema dell’Italia consiste nella popolazione carceraria, e’ rappresentata maggiormente da extra comunitari, cosa che negli altri paesi europei non accade. Il problema e’ l’illegalità dell’extracomunitario, non può essere combattuta nel nostro territorio, in tale modo riempiamo le nostre carceri, ma deve essere combattuta a livello europeo nei paesi di origine. Ciò detto un provvedimento svuota carceri se non accompagnato per gli extracomunitari da un rimpatrio forzoso è da evitare, chiediamo al contrario un trasferimento di tali detenuti nelle altre carceri europei.

  8. AM

    Circa un terzo dei detenuti nelle carceri italiane sono stranieri- Per eliminare il sovraffollamento si dovrebbe cercare di fare accordi con i paesi di provenienza e rimpatriare almeno quelli che hanno già avuto una condanna definitiva. Sarei anche favorevole, nel caso di paesi poveri, a pagare un contributo ai paesi che accettano il rimpatrio. Risparmieremmo sulle spese dato il costo per l’Italia di ogni detenuto nelle nostre prigioni.

  9. Alberto Rotondi

    L’articolo trascura che già adesso sembra che ci siano 38 carceri nuove che non vengono aperte:
    http://www.nocensura.com/2011/12/scandali-allitaliana-le-carceri.html#_
    Perché?
    Circa 70 parlamentari hanno processi in corso. Dato che la legge Severino incombe, secondo voi saranno favorevoli all’indulto o all’amnistia?

  10. is@bell@

    Il 41% dei detenuti sconta pene connesse con reati relativi a stupefacenti. Forse occorre una seria riflessione sulla depenalizzazione di qualche reato per evitare amnistie e indulti.

  11. stefano6

    Non si potrebbe usare qualche caserma dismessa per recludere alcune categorie di carcerati (quelli a fine pena o quelli con condanne per reati minori)?

  12. Paolo

    Sono un filo perplesso. Di che si parla? Di un oggetto che non esiste, mi pare. Qualcuno ha visto fare un-passo-uno alla questione “indulto” o “amnistia” in Parlamento? Che fino a prova contraria e’ il luogo dove la cosa dovrebbe essere decisa.
    Tornerei alle cose reali, tralasciando le analisi basate sui titoli di giornali, o sui “vivi e profondi auspici” di un’Alta Magistratura.
    Semplicemente l’indulto prossimo, venturo, non c’e’, non esiste, era gia’ espunto dalla agenda politica a 24 ore dalla pubblicazione di questo articolo che pure dice cose molto interessanti. Era chiaro da subito che sarebbe finito tutto nel nulla.

  13. Cristian V.

    Da tempo cercavo un articolo intervento che menzionasse l’edilizia carceraria. In questo Paese non si sente parlare d’altro che non sia indulto o depenalizzazione.
    Dare un segnale forte di uno Stato deciso a punire i reati e pronto a costruire tante carceri quanto basta a contenerne tutti i condannati é senz’altro fondamentale per ridare fiducia a chi onestamente lavora e quindi far ripartire anche l’economia.

  14. Il problema delle carceri va risolto alle radici: abbiamo oltre il 50% di detenuti extracomunitari, il problema non può essere dolo italiano. Se l’Italia e’ il primo porto di sbarco degli extracomunitari, non può essere un problema solo nostro, ciò non vuole dire che tutti gli extracomunitari sono pericolosi, ma sicuramente la nostra posizione agevola tale fenomeno.
    Negli altri paesi la popolazione carceraria degli extra comunitari non supera il 20%, su questo punto dobbiamo agire a livello europeo con una direttiva che regolamenti tale fenomeno. Gli extracomunitari che commettono reati sul nostro territorio devono essere espulsi immediatamente (naturalmente tale legge non deve valere per tutti i reati), oppure in alternativa l’Europa dia fondi ai paesi extracomunitari per fare gli istituti penitenziari in modo che la pena possa essere scontata nel loro paese.
    Gli istituti penitenziari esistenti nel nostro territorio sono più che sufficienti, vanno solo migliorati per raggiungere il vero obbiettivo della detenzione, ossia il reinserimento nella società di chi ha violato le regole.

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